Brignone: "Il mio mondo pulito e libero"

Intervista alla campionessa valdostana, che a Cortina insegue la prima vittoria in discesa e presenta la sesta edizione della sua campagna ambientale Traiettorie Liquide
Brignone: "Il mio mondo pulito e libero"© Getty Images
La tigre attacca. In pista con gli sci, perché questo è il suo modo di essere e vivere. Non per i record, anche se riparte il confronto con Sofia Goggia per il tirolo di azzurra più vincente (sono appaiate a quota 24 successi in Coppa del Mondo, 3 a 2 il conto quest’anno). Neppure per riaprire i conti in classifica con Mikaela Shiffrin, pensiero che l’ha schiacciata ad Altenmarkt. Piuttosto per sfatare uno dei suoi ultimi tabù: non essere mai salita sul podio a Cortina e centrare l’agognato primo successo in discesa. Ma Federica Brignone attacca anche fuori pista, paladina della bellezza delle curve carvate e del pianeta terra che vuole difendere dall’aggressione dell’uomo. Così proprio alla vigilia del lungo weekend che assegna il titolo di Queen of Speed (due discese e un superG) sull’Olympia delle Tofane lancia la sesta edizione di “Traiettorie Liquide”, il suo progetto di sostenibilità ambientale creato con il fotografo e visual artist Giuseppe La Spada. Dal tema dell’acqua s’è passati a quello della deforestazione. La valdostana abbatte i paletti e pianta gli alberi, con la stessa decisione. E ce lo racconta. 
 
Fede, intanto tutti le chiedono il primo podio a Cortina... 
«Sono fiduciosa. Sto bene fisicamente e tecnicamente è un ottimo periodo, anche meglio che all’inizio della stagione. Il fatto di aver disputato una sola prova fatta bene mi lascia tranquilla perché sono riuscita a completare il lavoro. La pista mi piace molto e la conosco molto bene. Certo, non è difficilissima, ma sono pronta. Ogni anno arrivo qui e penso che mi piacerebbe moltissimo salire sul podio qui, ma quando sei al cancelletto il passato non conta nulla. So che posso farlo solo se metto in pista il mio miglior sci. In ogni caso le possibilità le ho, devo impegnarmi per dare il meglio sperando di non fare come ad Altenmarkt, dove ho voluto strafare e sbagliato troppo». 
 
Dopo delusione nella velocità in Austria senza la Shiffrin è arrivata l’uscita in gigante a Jasna: chissà quanto s’è arrabbiata... 
«Lo ero ad Altenmarkt, e moltissimo. Furibonda, a dirla tutta. In Slovacchia invece non sono neppure riuscita ad arrabbiarmi. Piuttosto ero basita, senza parole, perché ancora adesso non ho capito cosa sia successo in quella porta. Ma ho voltato pagina». 

Dopo l’incidente di Vlhova ci sono state tante critiche per le condizioni estreme della pista. 
«Per me erano bellissime, su tutto quel ghiaccio ci sguazzavo. Magari trovassimo quelle condizioni in tutte le gare».

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Prima di venire qui a Cortina s’è fermata ad Anterselva per seguire la Coppa di biathlon.
«M’è servito per ricaricarmi, anche se è stato faticoso: dieci ore in piedi in mezzo ai tifosi. Ma io amo tutti gli sport e il biathlon è uno dei miei preferiti. Non mi perdo una gara in televisione. Come il tennis, anche se con il fuso orario gli Australian Open per me sono off limits. Peccato non aver potuto guardare Sinner».
Ma come fa ad avere tutte queste energie?
«Vero, non sto mai ferma. È perché amo la vita. È una sola e va coltivata e goduta tutti i giorni al massimo. Io la vivo così, in primis quella da atleta che riempie le mie giornate tutto l’anno, senza sosta. Mi alleno in pista, faccio fisio e meditazione e ho tanti impegni, non solo le gare, ma in più faccio anche tanto altro. Tutto quello che trovo divertente. È quello che mi dà energia».
Qual è la cosa più divertente che ha fatto in questo inverno?
«A parte sciare? Prima di tutto io scio da una vita perché mi diverto. Anche in allenamento. Quando fai certe curve è una goduria... Lo sci è frenetico, ma non mi pesa: amo questa vita. A parte quello, ne ho combinate di cose... Un giro in aereo con la francese Direz che ha il brevetto da pilota, salire sul Monte Bianco con le pelli e scendere nella neve fresca fino alle ginocchia, la giornata di slittino con le mie compagne in Val di Fassa dopo gli allenamenti... Ho riso per un’ora e mezza di fila».
E adesso deve farci divertire nella velocità. Cosa le piace di più e cosa meno di Cortina?
«È un posto magnifico, dal punto di vista ambientale una figata. E sapete quanto sia importante per me l’ambiente e il suo rispetto. Qui si respira la natura, i panorami sono pazzeschi. Come la pista, tutta al sole e bellissima. In più siamo in Italia e si mangia benissimo. Anche le straniere vogliono sempre venirci. Il risvolto della medaglia, per noi azzurre, è lo stress di gareggiare in casa, con tutti gli impegni promozionali e con il pubblico che ti prosciugano, ma fa parte del gioco».

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E Giochi... Cortina significa anche 2026. 
«Come sapete l’Olimpiade ora non è nei miei pensieri. Io vivo l’oggi, che per me è già tanto. Vivo per questa vita. E vincere, gara per gara». 
 
L’Italia qui a Cortina sulla vicenda del bob invece ci ha perso un po’ la faccia... 
«Sembra che ci sia ancora una chance, anche se è un po’ tardi. Come in tutte le cose ci sono i pro e i contro. Gli slittinisti, bobbisti e skeletonisti azzurri meritano come noi un’Olimpiade in casa, non di dover andare a gareggiare all’estero. E poi una pista in Italia darebbe slancio al movimento. Dall’altra parte mi rendo conto dei problemi nel costruire una pista da zero e poi magari fare la fine di Cesana. I costi economici e ambientali sono enormi. Sapete che nel mio modo di vivere c’è anche quello di rispettare concretamente e quotidianamente l’ambiente che ss sta aggredendo da troppo tempo». 
 
Ci parli della sua sesta Traiettoria Liquida, il suo progetto di sostenibilità ambientale. 
«Ho scelto il tema della deforestazione perché gli alberi sono eroi silenziosi che assorbono l’anidride carbonica emessa dalle attività industriali e domestiche e rilasciano ossigeno nell’atmosfera, i polmoni della Terra. Lo sapete che ogni 15 secondi perdiamo un pezzo di foresta grande quanto 7 campi da calcio? E che dal 1990 a oggi ne abbiamo abbattuto 420 milioni di ettari, un territorio 14 volte l’Italia? Dobbiamo fermarci e iniziare a prenderci cura di boschi e foreste in modo sostenibile per tutelare i nostri ecosistemi, salvare animali e piante dall’estinzione, limitare l’erosione del suolo e i disastri ambientali come frane, alluvioni e siccità. Per aiutare la Terra dobbiamo cambiare le nostre abitudini: consumiamo con intelligenza, evitiamo gli sprechi, soprattutto alimentari, riutilizziamo e ricicliamo più che mai e acquistiamo prodotti da filiere sostenibili. Ogni piccolo gesto quotidiano fa la differenza. Io faccio così». 
 
S’è anche trasformata lei stessa in albero. 
(sorride) «Mi sono divertita molto. Stavolta sono andata nel mio paese, a La Salle. In estate ho piantato un acero rosso che è già cresciuto molto e mi sono fatta metaforicamente, ma non solo, mettere in dimora nella terra da venti bambini. Così diventiamo tutti semi di speranza per mettere radici e gettare i propri rami verso un futuro migliore». 

 

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L’oggi è messo a dura prova anche per le guerre. E in Italia ne combattiamo una contro i femminicidi e per il rispetto delle donne. 
«Sono ambasciatrice del progetto Amica delle Donne di Prodeco Pharma, ma dico subito che non sono femminista. La violenza è un obbrobrio, ma credo anche che uomo e donne siano diversi. Non sono di quelle che pretendono di essere trattate come gli uomini per principio. Una persona deve ottenere un posto di lavoro perché è brava, non perché donna. La cosa più importante per me è rispettare l’altro sesso e le persone in generale non per la sessualità, ma per i loro valori. Lo sport insegna anche questo. Troppe volte scordiamo che ci sono cose nelle quali non possiamo essere uguali. Io, le donne che vorrebbero gareggiare con gli uomini, non le capisco. Non è possibile, c’è troppa differenza fisica». 
 
Giorgio Rocca però ci ha detto che gli uomini per crescere dovrebbero allenarsi con lei, Goggia e Bassino, prendervi ad esempio. 
«Lo ringrazio, un bel complimento. Io di sicuro sono una grande lavoratrice, come lo sono Sofia e Marta. Mi lamento poco e vado sempre al massimo. In questo siamo esempi per le nostre compag ne e allo stesso tempo ci spingiamo tra di noi ad andare sempre più forte. Una squadra che funziona deve avere questi valori. Dei ragazzi non posso dire nulla di male. Per me hanno anche grandi allenatori e ci sono atleti forti. Forse però noi donne siamo più... ligie. Ascoltiamo ed eseguiamo». 
 
Ma andrebbe ad allenarsi con loro? 
«Molto volentieri, non vedo l’ora che mi invitino. Posso sempre imparare qualcosa. In altre Nazioni lo fanno già. A noi ragazze farebbe sicuramente bene. Dico subito che non avrei chance di competere, ma se mi avvicinassi in qualche giro... i ragazzi sarebbero costretti a tirare di più, sarebbe dura per loro accettare di perdere da una donna. Ma ripeto: io le gare degli uomini le guardo e li ammiro». 
 
Chi in particolare? 
«Odermatt e Sarrazin. Tecnicamente sono migliori dei velocisti puri ma riescono ad andare anche loro molto forte in discesa. Per questo vincono e rivincono. Fanno la differenza con la sciata, l’atteggiamento, il coraggio». 
 
Quello che può fare anche lei: l’agognata prima vittoria in discesa può arrivare qui? 
«Magari, io di sicuro ci proverò. La differenza rispetto alle gare maschili, però, è che noi non gareggiamo in piste e con condizioni estreme come gli uomini. Penso a Bormio, Wengen e Kitzbühel. Lì puoi fare più la differenza. Da noi è più difficile». 

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La tigre attacca. In pista con gli sci, perché questo è il suo modo di essere e vivere. Non per i record, anche se riparte il confronto con Sofia Goggia per il tirolo di azzurra più vincente (sono appaiate a quota 24 successi in Coppa del Mondo, 3 a 2 il conto quest’anno). Neppure per riaprire i conti in classifica con Mikaela Shiffrin, pensiero che l’ha schiacciata ad Altenmarkt. Piuttosto per sfatare uno dei suoi ultimi tabù: non essere mai salita sul podio a Cortina e centrare l’agognato primo successo in discesa. Ma Federica Brignone attacca anche fuori pista, paladina della bellezza delle curve carvate e del pianeta terra che vuole difendere dall’aggressione dell’uomo. Così proprio alla vigilia del lungo weekend che assegna il titolo di Queen of Speed (due discese e un superG) sull’Olympia delle Tofane lancia la sesta edizione di “Traiettorie Liquide”, il suo progetto di sostenibilità ambientale creato con il fotografo e visual artist Giuseppe La Spada. Dal tema dell’acqua s’è passati a quello della deforestazione. La valdostana abbatte i paletti e pianta gli alberi, con la stessa decisione. E ce lo racconta. 
 
Fede, intanto tutti le chiedono il primo podio a Cortina... 
«Sono fiduciosa. Sto bene fisicamente e tecnicamente è un ottimo periodo, anche meglio che all’inizio della stagione. Il fatto di aver disputato una sola prova fatta bene mi lascia tranquilla perché sono riuscita a completare il lavoro. La pista mi piace molto e la conosco molto bene. Certo, non è difficilissima, ma sono pronta. Ogni anno arrivo qui e penso che mi piacerebbe moltissimo salire sul podio qui, ma quando sei al cancelletto il passato non conta nulla. So che posso farlo solo se metto in pista il mio miglior sci. In ogni caso le possibilità le ho, devo impegnarmi per dare il meglio sperando di non fare come ad Altenmarkt, dove ho voluto strafare e sbagliato troppo». 
 
Dopo delusione nella velocità in Austria senza la Shiffrin è arrivata l’uscita in gigante a Jasna: chissà quanto s’è arrabbiata... 
«Lo ero ad Altenmarkt, e moltissimo. Furibonda, a dirla tutta. In Slovacchia invece non sono neppure riuscita ad arrabbiarmi. Piuttosto ero basita, senza parole, perché ancora adesso non ho capito cosa sia successo in quella porta. Ma ho voltato pagina». 

Dopo l’incidente di Vlhova ci sono state tante critiche per le condizioni estreme della pista. 
«Per me erano bellissime, su tutto quel ghiaccio ci sguazzavo. Magari trovassimo quelle condizioni in tutte le gare».

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