Juve-Milan, chiave tattica: Allegri, serve chi sa vincere gli uno contro uno

La squadra di Pioli è molto offensiva per esaltare gli attaccanti ma concede tanti spazi. I rossoneri tendono ad allungarsi e così il pressing non perfetto lascia la difesa troppo scoperta

Scontro fra deluse quello in programma oggi alle 18 all’Allianz Stadium. Di fronte la Juventus infatti si troverà un Milan che sperava di essere più competitivo, sia in campionato che in Europa. La squadra guidata da Stefano Pioli arriva poi a Torino col morale sotto i tacchi dopo aver consegnato matematicamente lo scudetto all’Inter nell’ennesimo derby perso contro i nerazzurri sotto la gestione del tecnico emiliano. Dal punto di vista tattico i rossoneri quest’anno hanno proposto una versione estremamente verticale. Fin da inizio stagione infatti il modello di gioco proposto dal Milan è stato rivolto alla creazione di situazioni di uno contro uno in campo avversario, al fine di sfruttare le qualità nel dribbling dei vari Leao, Pulisic, Loftus-Cheek e Chukwueze. Questo approccio ha pagato dividendi dal punto di vista offensivo (il Milan è secondo in campionato per gol fatti con 64 e per gol attesi con un dato di 60.26 expected goals) ma ha esposto la squadra a pericolose transizioni.

Troppi spazi

Il Milan infatti si è spesso allungato sul terreno di gioco, col risultato di lasciare spazio al contropiede rivale e di esporre la propria linea arretrata a situazioni nelle quali i difensori rossoneri si sono trovati a dover difendere cinquanta metri di campo alle loro spalle, senza copertura. Una esasperazione dell’uno contro uno difensivo che ha finito per produrre l’incredibile dato di ben 39 reti subite. Il pressing alto portato dalla squadra di Pioli (uno degli indici PPDA migliori del campionato a 12.07) non è stato sempre efficace e questo ha finito per aumentare le difficoltà di gestione dello spazio aperto da parte di centrocampisti e difensori. In questo senso, il lungo periodo di assenza di un equilibratore come Bennacer ha pesato.

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Delusione Leao

Dal punto di vista individuale inoltre alcuni giocatori sono venuti meno e si sono palesate difficoltà nella gestione di alcune funzioni. Così ad esempio Leao non è stato performante come ci si attendeva. Lo stesso dicasi per un Loftus-Cheek spostato nella posizione di trequartista d’assalto o di un Reijnders partito bene ma poi calato alla distanza. Anche Maignan ha visto calare la sua efficacia, come dimostra il dato di ben 3.61 gol in più concessi rispetto a quanto atteso sulla base della qualità dei tiri affrontati. A livello individuale le uniche note liete sono dunque sostanzialmente arrivate da Pulisic e Giroud. L’americano si è confermato uomo in più in fase d’attacco, grazie al suo dribbling e alla capacità di andare anche direttamente la tiro. Da parte sua il francese è stato il perno centrale di una manovra che molte volte si sviluppava a partire dalla palla diretta verso l’ex Chelsea.

Tocca a Musah

Le tradizionali soluzioni tattiche adottate in costruzione, a partire da quella che vedeva Calabria associarsi ad un centrocampista per formare la seconda linea di costruzione, non hanno dato gli stessi effetti visti nel passato recente, segno che le novità nel calcio viaggiano alla velocità della luce. A Torino il numero 2 del Milan sarà assente. Il suo posto dovrebbe essere preso da Musah, che ha dimostrato una buona forma nelle uscite recenti.

(DATI: SOCCERMENT, OPTA IMMAGINI: VIDEOMATCH DI SICS)

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Scontro fra deluse quello in programma oggi alle 18 all’Allianz Stadium. Di fronte la Juventus infatti si troverà un Milan che sperava di essere più competitivo, sia in campionato che in Europa. La squadra guidata da Stefano Pioli arriva poi a Torino col morale sotto i tacchi dopo aver consegnato matematicamente lo scudetto all’Inter nell’ennesimo derby perso contro i nerazzurri sotto la gestione del tecnico emiliano. Dal punto di vista tattico i rossoneri quest’anno hanno proposto una versione estremamente verticale. Fin da inizio stagione infatti il modello di gioco proposto dal Milan è stato rivolto alla creazione di situazioni di uno contro uno in campo avversario, al fine di sfruttare le qualità nel dribbling dei vari Leao, Pulisic, Loftus-Cheek e Chukwueze. Questo approccio ha pagato dividendi dal punto di vista offensivo (il Milan è secondo in campionato per gol fatti con 64 e per gol attesi con un dato di 60.26 expected goals) ma ha esposto la squadra a pericolose transizioni.

Troppi spazi

Il Milan infatti si è spesso allungato sul terreno di gioco, col risultato di lasciare spazio al contropiede rivale e di esporre la propria linea arretrata a situazioni nelle quali i difensori rossoneri si sono trovati a dover difendere cinquanta metri di campo alle loro spalle, senza copertura. Una esasperazione dell’uno contro uno difensivo che ha finito per produrre l’incredibile dato di ben 39 reti subite. Il pressing alto portato dalla squadra di Pioli (uno degli indici PPDA migliori del campionato a 12.07) non è stato sempre efficace e questo ha finito per aumentare le difficoltà di gestione dello spazio aperto da parte di centrocampisti e difensori. In questo senso, il lungo periodo di assenza di un equilibratore come Bennacer ha pesato.

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