L'Italia e gli Internazionali senza Sinner: quell'azzurra dozzina

Al torneo di Roma con una nutrita pattuglia in campo maschile, anche se priva del numero due del mondo. Occhi puntati soprattutto su Berrettini, che all’esordio ha il derby con Napolitano

Il sorteggio alla Fontana di Trevi avrebbero dovuto farlo officiare a Sinner. Badate, è solo un consiglio che viene dalla tradizione della “Fonte del Treio” costruita da Nicola Salvi (e completata da Pietro Bracci) sulla fiancata di Palazzo Poli. Le spalle rivolte alla statua del grande Oceano, Jannik avrebbe lanciato una monetina nelle acque sempre agitate della fontana, e si sarebbe assicurato il ritorno a Roma per il prossimo anno. Non saprei dire quanto faccia, in monetine, l’assicurazione per una vittoria, e se l’opera “che riproduce la natura nel marmo per farla rivivere al centro della città” possa influenzare anche i risultati tennistici. Forse Sinner avrebbe dovuto rompere il salvadanaio per garantirsi una possibilità, ma almeno provarci, perché no… Hai visto mai?

No Siner? Ecco la dozzina azzurra

Salta il capitano, ma triplicano le presenze italiane nel battaglione tricolore del Foro Italico. Sono in dodici, al momento, tutti chiamati a dare più del solito in cambio degli applausi destinati a Sinner. Il compito della truppa offre al pubblico una possibilità in più per evitare la baggianata di svendere i biglietti acquistati “solo per vedere Sinner”, come i soliti esagerati scrivono sui social. Ma sta ai nostri tennisti farsi valere, nel tennis nessuno regala nulla, il galateo del nostro sport non si spinge a tanto.
Tra i dodici, spuntano due derby. Uno ce l’ha Berrettini, opposto alla wild card Stefano Napolitano, l’altro prende forma dall’incrocio tra Matteo Gigante e Giulio Zeppieri, entrambi minuti di pass gratuito per accedere al tabellone. Berrettini, se sarà in grado di vincere, si troverà contro Ugo Humbert, e la di lui battagliera mammà, che sempre lo accompagna. Il francese, mancino, è di molto migliorato negli ultimi mesi, ha vinto a Marsiglia e Dubai in avvio di stagione, salendo al numero 13 della classifica (ora è quindicesimo), poi è andato affievolendosi nell’impatto con i tornei sul rosso. Berrettini, nei tornei del Tour, non ci ha mai perso. Meglio, non gli ha mai lasciato nemmeno un set. Una sconfitta, lontana (del 2017 addirittura) emerge invece dalle prove Challenger. Piuttosto, Humbert fu il destinatario dell’ultima vittoria di Matteo prima dei sei mesi (quasi sette) di fermo per l’infortunio alla caviglia. La possibilità di ripartire da lì, per riprendere quota, è un’opportunità per cancellare i brutti ricordi dell’ultimo stop. Sempre che il nostro, vincitore a Marrakech ad aprile, poi di nuovo attardato da una tonsillite, sia in grado di affrontare la prova.
«Avrei preferito arrivare agli Internazionali con un’altra preparazione, ma non sono riuscito a giocare moltissimo in quest’ultimo periodo», dice subito Matteo, «pazienza, il torneo è sempre più bello, molto cambiato e rinnovato, ma l’energia che riesce a dare si avverte subito. Io manco ormai da tre anni. Ora c’è questo derby con Napolitano in primo turno. Ci conosciamo bene, ci scriviamo anche. Gli ho fatto i complimenti per il suo successo nel challenger di Madrid, e lui me li ha fatti per la mia vittoria a Marrakech. Certo, un derby è sempre un match più strano degli altri. Vedremo come saprò cavarmela».
Hanno giocato tre volte, ma sempre nei Challenger, e i primi due match li vinse Napolitano. Ma gli chiedono anche di Sinner. Ha consigli da dargli? «Gli infortuni sono diversi, e lo è anche chi li subisce. Io ne ho subiti troppi, al punto da dover fare i conti con la depressione. Lui è molto ben seguito, e spero che da questo periodo possa trarre nuove spinte positive. Certo, per il torneo è un brutto colpo, ma ha fatto bene Jannik a fermarsi se non è nelle condizioni migliori. Siamo amici, gli voglio bene, ma non devo dirgli niente, lui è troppo maturo, troppo forte dentro per non sapere che cosa fare».
C’è Darderi con Shapovalov, e Cobolli con un qualificato. Se vincerà andrà a sbattere su Sebi Korda. Roma può regalare a Cobolli le energie che servono all’impresa. È la sua città… Nell’ultima classifica i due figurano per la prima volta nella Top 60, l’italo-argentino al numero 54, il romano al 57.
Brutti clienti per Fognini (Daniel Evans, con cui è 0-1) e Arnaldi, subito contro Machac, poi con Jarry, che lo ha battuto due volte, l’ultima ad Adelaide, mai però sulla terra rossa. Va meglio a Musetti, che potrebbe cominciare da Eubanks per poi incrociare Dimitrov in terzo turno e Fritz negli ottavi. Sonego ha subito Lajovic, poi Baez, e dopo Rune, che in secondo turno potrebbe ricevere visita da Nardi, opposto ad Altmaier. Mentre Vavassori comincia contro Koepfer e va a finire contro Tiafoe.

Gli altri

Medvedev sarà al via, con il numero due. Ma non si sa ancora in quali condizioni. In semifinale potrebbe incontrare Tsitsipas, se entrambi riusciranno a sopravvivere fino al penultimo atto del torneo. Il greco nei quarti ha il vincitore di Madrid, Rublev, e non sarà facile. Zverev conta di presidiare l’altra semifinale. In attesa di Djokovic, chiamato a svelare, finalmente, in quali condizioni si trovi. Lui e Nadal, nascosto nel tabellone come uno dei tanti, tengono alta la bandiera di ciò che resta dei Big Three. Il serbo ha un tabellone accessibile in avvio, che si complica dagli ottavi in poi per la presenza di Khachanov e Ruud. Nadal, a Madrid apparso in evidente crescita, apre il torneo contro un qualificato, per finire subito contro Hurkacz. L’obiettivo è farsi strada fino a Rune negli ottavi. Il resto potrebbe assumere le sembianze di un orso, di nome Daniil.

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