"Sinner? Talmente santificato che tra un po'...": l'originale commento di Panatta

L'ex tennista vincitore del Roland Garros nel 1976 è stato ospite di Splendida Cornice assieme all'amico ed ex compagno di doppio Paolo Bertolucci

Amici da una vita, compagni di squadra e di doppio in Coppa Davis con l'Italia, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci sono stati ospiti di Splendida Cornice su Rai 3. Nel salotto tv di Geppi Cucciari hanno ripercorso alcune tappe della loro carriera, punzecchiandosi alla loro maniera. Le due icone del tennis italiano, oggi commentatori televisivi, si sono presi in giro come fanno spesso sia in tv e sui social.

Panatta e Bertolucci, 60 anni di amicizia

Inizia Bertolucci a proposito dei titoli vinti in carriera: "Lui ha vinto qualcosa più di me, ma è anche più anziano, ha iniziato prima". La replica di Panatta prende di mira la pigrizia che l'ex tennista romano da sempre gli attribuisce: "Lui passa per un grande doppista, ma è stato anche un grande singolarista, ha vinto un paio di tornei molto importanti ma dato che non aveva voglia di fare niente, di allenarsi, lui a un certo punto non ha più giocato". Poi Bertolucci rievoca il primo incontro tra i due: "Lo sopporto da 60 anni, ci siamo conosciuti che avevamo io 11 e lui 12 anni. Veniva dal Tennis Parioli, io da un paesino della Toscana (Forte dei Marmi), lui aveva già il ciuffo e rubava le palle: diceva che quelle uscite erano buone e viceversa". Panatta invece rivela un retroscena su un regalo fatto all'amico molti anni prima: "Ultimo regalo imbarazzante? Gli ho regalato un cavallo quando si è sposato perché sua moglie ne era appassionata. Gliel'ho regalato non per generosità ma perché tenere un cavallo costa".

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Panatta su Sinner: "Il figlio che tutti vorrebbero"

Sul rapporto - e sul feeling -con Bertolucci, Panatta ha poi aggiunto: "Sul tennis la vediamo alla stessa maniera.  Non ci siamo mai abbracciati in tanti anni, non è nelle nostre corde. Quando Paolo fa le telecronache lo ascolto e dice le stesse cose che dico io prima stando a casa". Poi il vincitore del Roland Garros 1976 ha espresso un giudizio dei suoi - originale, mai banale - su Jannik Sinner, attuale numero 2 del mondo, e su come vengono raccontate le sue gesta sui mezzi di comunicazione.

"Sinner? Lo stanno talmente santificando che tra un po' ci sarà l'ascensione. Lui è un ragazzo bravissimo, perbenissimo, educatissimo, non sbaglia una dichiarazione, gioca come un Dio, però basta: non è che ogni volta ce lo devono far pesare. È come lo vedi: fa una dichiarazione ed è sempre equilibrato, in campo non rompe mai le racchette, lui è il figlio che tutti vorrebbero avere. La perfezione a volte può diventare noiosa. Io perfetto? Assolutamente no. Rispetto a Sinner siamo come il diavolo e l'acqua santa", conclude Panatta

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Amici da una vita, compagni di squadra e di doppio in Coppa Davis con l'Italia, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci sono stati ospiti di Splendida Cornice su Rai 3. Nel salotto tv di Geppi Cucciari hanno ripercorso alcune tappe della loro carriera, punzecchiandosi alla loro maniera. Le due icone del tennis italiano, oggi commentatori televisivi, si sono presi in giro come fanno spesso sia in tv e sui social.

Panatta e Bertolucci, 60 anni di amicizia

Inizia Bertolucci a proposito dei titoli vinti in carriera: "Lui ha vinto qualcosa più di me, ma è anche più anziano, ha iniziato prima". La replica di Panatta prende di mira la pigrizia che l'ex tennista romano da sempre gli attribuisce: "Lui passa per un grande doppista, ma è stato anche un grande singolarista, ha vinto un paio di tornei molto importanti ma dato che non aveva voglia di fare niente, di allenarsi, lui a un certo punto non ha più giocato". Poi Bertolucci rievoca il primo incontro tra i due: "Lo sopporto da 60 anni, ci siamo conosciuti che avevamo io 11 e lui 12 anni. Veniva dal Tennis Parioli, io da un paesino della Toscana (Forte dei Marmi), lui aveva già il ciuffo e rubava le palle: diceva che quelle uscite erano buone e viceversa". Panatta invece rivela un retroscena su un regalo fatto all'amico molti anni prima: "Ultimo regalo imbarazzante? Gli ho regalato un cavallo quando si è sposato perché sua moglie ne era appassionata. Gliel'ho regalato non per generosità ma perché tenere un cavallo costa".

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