Us Open, Serena Williams perde la testa e la finale: Osaka nella storia

La 20enne regala il primo Slam della storia al Giappone superando in finale la statunitense che sfacia una racchetta e litiga con l'arbitro (rte warning e un game di penalità), fallendo così l'aggancio alla Court a quota 24 Major
Us Open, Serena Williams perde la testa e la finale: Osaka nella storia

NEW YORK (STATI UNITI) - Naomi Osaka scrive la storia mentre Serena Williams scoppia in lacrime al termine di una delle pagine più brutte della sua carriera. Quella che alla vigilia sembrava essere una sfida scontata si trasforma in una finale di cui si parlerà a lungo, sia per l'impresa di questa 20enne giapponese che trionfa all'Artur Ashe Stadium regalando al suo Paese il primo Slam di sempre, sia per l'incredibile blackout di Serena, che perde la testa dando del ladro all'arbitro e vede sfumare ancora una volta la chance di eguagliare il record di 24 Major che appartiene da 45 anni a Margaret Court. Il punteggio finale, quel 6-2 6-4 con cui la Osaka iscrive il suo nome nell'albo d'oro degli Us Open femminili, la dice lunga sulla prestazione della giovane tennista asiatica, cresciuta nel mito di Serena. «Penso che ci vorrà qualche giorno per rendermi conto di quello che ho fatto - confesserà a fine incontro -. Sapevo di dover tenere i nervi saldi e di dovermi concentrare solo sul mio tennis perché è quello che mi ha portato fin qui».

FURIA SERENA - Ecco, non solo il gioco ma anche la testa ha fatto la differenza. Perché è soprattutto sul piano mentale che la minore delle due sorelle Williams è mancata. La finale si è di fatto decisa all'alba del secondo set quando l'ex numero uno del mondo, 37 anni il prossimo 26 settembre, si è vista ammonire per coaching: per l'arbitro di sedia Carlos Ramos aveva ricevuto indicazioni dal suo allenatore Patrick Mouratoglou. «Non imbroglierei mai per vincere, piuttosto preferisco perdere», la replica dura di Serena che poi, dopo un doppio fallo che le è costato il controbreak (3-2) ha spaccato per rabbia la racchetta: altro warning e di conseguenza un punto di penalità. A quel punto la Williams non è riuscita più a controllarsi, arrivando a sbottare: «mi hai rubato un punto, sei un bugiardo e un ladro, non arbitrerai mai più un mio incontro finché vivi, mi devi delle scuse». Parole che hanno portato Ramos a sanzionarla con un game, consentendo alla Osaka di andare sul 5-3. Serena ha cercato di rimanere in partita, risalendo fino al 5-4, ma nel gioco successivo la Osaka non si è lasciata scappare la chance di coronare il suo grande sogno dopo 81 minuti di gioco.

IMPRESA - Per la giovane asiatica è appena il secondo titolo in carriera dopo quello conquistato nella prima parte di stagione a Indian Wells e prima di lei solo altre tre giocatrici non comprese fra le prime teste di serie (Kim Clijsters nel 2009, Flavia Pennetta nel 2015 e Sloane Stephens lo scorso anno) erano riuscite ad aggiudicarsi lo Slam a stelle e strisce. Solo lacrime per Serena, che ha poi invitato il pubblico a fermare l'ondata di fischi all'indirizzo di Ramos: «è il momento di Naomi, basta, lei non li merita, io non li merito, siamo tutti qui per il tennis. Naomi ha giocato un match fantastico e ha meritato di vincere». Ma la furia della Williams nei confronti dell'arbitro di sedia non si è esaurita con la premiazione visto che in conferenza stampa ha dato a Ramos del "sessista": «non ha mai sanzionato con un game di penalità un uomo che gli avesse dato del ladro e ho visto altri colleghi uomini dire agli arbitri tante altre cose». D'altro canto non è la prima volta che Serena perde le staffe: nella semifinale del 2009 contro Kim Clijsters si è vista infliggere un punto di penalità per aver insultato l'arbitro che le aveva chiamato un fallo di piede mentre nella finale 2011 persa contro Samantha Stosur se la prese con il giudice di sedia Eva Asderaki. Magra consolazione: da domani Serena risalirà fino alla 16esima posizione nel ranking femminile mentre la Osaka entrerà per la prima volta fra le migliori dieci al mondo.

(in collaborazione con Italpress)

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