Olimpiadi 2026: Milano-Cortina dice no a Torino

Il Consiglio d'Amministrazione del comitato organizzatore dei Giochi invernali all'unanimità ha respinto la proposta dell'Oval Lingotto per il pattinaggio di velociotà e deciso di realizzare un impianto provvisorio a Rho Fiera
Olimpiadi 2026: Milano-Cortina dice no a Torino

TORINO - Torino è fuori, si chiude definitamente la speranza della città che ha ospitato le Olimpiadi invernali del 2006 di rientrare dalla finestra di quelle del 2026, che l’Italia tornerà ad ospitare con il nome Milano Cortina ma una dislocazione che coprirà gran parte dell’arco alpino, coinvolgente oltre a Lombardia e Veneto anche Trentino (fondo in Val di Fiemme) e Alto Adige (biathlon ad Anterselva). Gran parte ma non tutto, perché diversamente da quello che auspicava il vicepremier Matteo Salvini, che fino all’ultimo ha spinto per la soluzione Oval Lingotto (Torino) del pattinaggio di velocità, anche pensando alle delicate elezioni regionali in Piemonte e alla presidenza Cirio da salvaguardare, ha dovuto capitolare di fronte al “no” secco di Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, e pure di Attilio Fontana, governatore della Lombardia in quota Lega ma di una corrente diversa (contraria?) rispetto a quella del leader del Carroccio.

La certificazione, dopo due o tre mesi di palleggiamenti e un’ultima chiamata di Torino-Piemonte, che ieri hanno presentato alla Fondazione Milano Cortina 2026 il loro progetto, decisamente più economico (9,7 milioni di costi per la riattivazione dell’impianto nato per il 2006, già in gran parte finanziati dall’Ue) e fattibile perché già esistente rispetto a uno stadio da realizzare nella zona Rho Fiera, quella dell’Expo 2015, tra incognite tempi e costi dopo il no alla copertina di Baselga di Piné, il centro federale in Trentino.

«Dopo attente analisi, considerate le caratteristiche delle due soluzioni proposte e le riflessioni emerse nell’ultima Cabina di Regia tenutasi la scorsa settimana a Roma, il Consiglio di Amministrazione del Comitato Organizzatore si è espresso all’unanimità a favore del progetto Fiera Rho di Milano - si legge in uno comunicato -. La proposta milanese, interamente finanziata da capitali privati, ha evidenziato, oltre al vantaggio della continuità territoriale con gli altri siti di gara del mondo del ghiaccio - eccezion fatta per il curling – una significativa e maggiore concretezza unita a un abbattimento dei costi operativi: basti pensare, a mero titolo esemplificativo, ai temi logistici relativi allo spostamento degli atleti, degli staff delle federazioni e degli arbitri; ai costi di vitto e alloggio e a quelli di una workforce dedicata e distaccata presso la nuova venue; o, ancora, agli introiti derivanti dall’acquisto multiplo di biglietti: grazie alla continuità territoriale il tifoso potrà, infatti, fruire di un maggior numero di gare nella stessa città».

Si tratterà di un impianto provvisorio. «Una formula sostenibile ed innovativa, che permetterà all’Italia di essere un esempio per le prossime edizioni dei Giochi, con un conseguente rafforzamento del binomio Sport e Movimento Olimpico» dicono a Milano, ma la cosiddetta eredità olimpica? L’Italia resterà ancora senza una pista lunga permanente e coperta per il pattinaggio su ghiaccio.

Insomma, Torino continua a pagare l’assurdo no della gestione pentastellata di Chiara Appendino, la quale più che non volere le Olimpiadi tout coeur come la sua collega di partito e incarico a Roma, Virginia Raggi, per i Giochi estivi 2024, non ha voluto associarsi con Milano. Un errore clamoroso.

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