Lancia Delta: la storia quarantennale della berlina

Era il 1979 quando il designer Giorgetto Giugiaro ha realizzato il progetto di una vettura apprezzata dal pubblico e protagonista nei mondiali di rally
Lancia Delta: la storia quarantennale della berlina

Sul finire degli anni ’70 regnava la crisi in casa Lancia. L’azienda, già di proprietà Fiat, era in difficoltà sia per la stagnazione del mercato automobilistico italiano quanto per mancanza di modelli di qualità che potessero attirare le attenzioni i clienti.

Con la fama della Stratos in esaurimento, la svolta, per il marchio, arriva grazie a Giorgetto Giugiaro. Nel 1979 il designer cuneese progetta una vettura, alla forma insolitamente più squadrata del solito, inizialmente denominata "Y5",

Non piace sin da subito, nemmeno quando viene presentata al Salone di Francoforte.  Di lì a poco, però, la nuova berlina, che nel frattempo ha assunto il nome di “Delta”, vince, nel 1980 il premio Auto dell’Anno, unico modello Lancia a riuscirci nella storia del marchio. Da quel momento, la Delta diventerà una delle vetture più amate dagli italiani, di quelle che travalicano gli anni, superano indenni convenzioni e mode e restano impresse nella mente di chi ci si è seduto sopra.

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La prima serie della nuova creatura copre un periodo lungo, dal 1979 al 1993. In 14 anni vedono la luce quattro generazioni diverse di Delta. La prima presenta un telaio per l’epoca rivoluzionario, con le sospensioni a ruote indipendenti sia sull’anteriore che sul posteriore. Le due motorizzazioni sono abbastanza semplici, quattro cilindri con albero a camme 1.3 e 1.5 da 78 e 85 cavalli.

Colpisce la presenza di resine poliestere con fibre di vetro sui paraurti e altre dotazioni come il volante regolabile in altezza, specchietto regolabile dall’interno e tergicristallo a tre velocità. Il prezzo è un po’ più alto rispetto alla media delle colleghe: la Delta si configura così da subito come un’auto che si rivolge alla medio-alta borghesia.

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Nel 1983 arrivano le prime modifiche. Venne ridisegnata la calandra e ritoccati gli interni. Il motore diventa un 1.6 bialbero a due versioni, 105 cavalli (aspirato, arriva a 180 km/h) e 130 cavalli (turbo-compresso, si sfiorano i 200).

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I cambiamenti significativi avvengono a partire dal 1986, anno di uscita della terza generazione. Viene lanciata la versione sportiva, la HF 4WD, la prima a quattro ruote motrici, e a seguire il rinnovamento coinvolge l’intera gamma.

Nuovi paraurti con fendinebbia, nuovi fari anteriori, cerchi in lega, interni e plancia rinnovati ed ennesimo motore, stavolta un 1600 HF Turbo a iniezione elettronica da 140 cavalli.

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Nel frattempo alla Lancia guardano con attenzione all’universo rally. La disciplina è in continua espansione, in Italia riesce ad attrarre un pubblico di fedeli pari quasi a quello della Formula 1. A Torino ci avevano già provato nei primi anni Ottanta, con la potentissima S4, che ebbe però vita breve: troppe falle nella sicurezza, troppi incidenti mortali sopra di essa.

Nel 1987, di nuovo a Francoforte, viene presentata la HF Integrale. Farà la storia delle corse automobilistiche. Esternamente, vengono allargati i parafanghi, ridisegnati paraurti e minigonne, nuove prese d’aria anteriori e sul cofano motore, cerchi in lega da 15 pollici. Freni e sospensioni vengono ovviamente modificate in ottica rally, mentre la turbina Garrett T3 e una diversa elettronica fanno sì che il turbo-compresso da 165 passi a 185 cavalli.

La “Deltona”, come verrà affettuosamente soprannominata, che nel corso degli anni avrà differenti versioni, entra nel mito dello sport vincendo 5 Campionati costruttori e 3 Campionati piloti: una superiorità tecnica che appassiona tutti gli italiani e che le permette di prenotare un posto d’onore nella leggenda del motorsport.

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Dal 1990 al 1993 la quarta e ultima generazione della prima serie. L’eredità e il successo della Integrale si riscontra nella nuova griglia del cofano motore e nel cofano con bombature, realizzati nello stile della vettura rallistica. I cerchi in lega diamantati, i nuovi tessuti interni e le differenti colorazioni della carrozzeria fanno il resto.

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Al Salone di Ginevra del 1993 viene presentata la seconda serie. Durerà fino al 2000, senza però trovare la stessa fortuna della precedente. Carrozzeria a cinque porte, la gamma metteva a disposizione tre cilindrate: da 1600 centimetri cubici (75 CV), 1800 (103 CV) e il due litri aspirato (139 CV) o turbo (186 CV).

Le due cilindrate minori avevano l’allestimento base e Line Executive, il 2000 aveva sia il base che il Line Style (con in più impianto frenante ABS e strumentazione arricchita). Più tardi arriverà anche il turbodiesel 1.9 da 90 CV.

Nel ’96 viene effettuato un piccolo restyling alla calandra e agli allestimenti, oltre che alle tinte. Ma nel 2000 si ferma la produzione.

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L’effetto nostalgia fa sì che venga prodotta la terza, e finora ultima, serie a partire dal 2008. Il look è decisamente diverso rispetto ai modelli Settanta-Ottanta. Cambiano i tempi, cambiano gli stili, le linee: le automobili sono già entrate in una nuova dimensione.

Lo si vede dall’estetica. Innanzitutto, il volume è necessariamente più ampio. Poi il frontale, sportivo, elegante e dinamico. Le motorizzazioni sono sia a benzina che a diesel. Nel primo caso, la cilindrata maggiore è l’1.8 del DI TurboJet da 200 CV, per quanto riguarda il gasolio, il 2.0 4 cilindri da 165 CV e 360 Nm di coppia.

Gli allestimenti sono quattro: “Argento” (quello base), “Oro”, “Platino” – sportiva coi cerchi in lega – ed “Executive”, la più lussuosa. Contengono dotazioni tecnologiche utili e non trascurabili, come il controllo della coppia motrice scaricata dall’avantreno, il controllo attivo del servosterzo e l’irrigidimento dello sterzo in caso di accelerazioni laterali superiori a 0,6 g.

Ma nel 2014 termina definitivamente la produzione. Un po’ per i piani aziendali di FCA, un po’ perché il dato di vendite dopo un po’ diminuisce. A terminare, tuttavia, non sarà mai l’affetto e la passione degli italiani per la Delta e la sua cugina sportiva. Un amore nato 40 anni fa.

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Sul finire degli anni ’70 regnava la crisi in casa Lancia. L’azienda, già di proprietà Fiat, era in difficoltà sia per la stagnazione del mercato automobilistico italiano quanto per mancanza di modelli di qualità che potessero attirare le attenzioni i clienti.

Con la fama della Stratos in esaurimento, la svolta, per il marchio, arriva grazie a Giorgetto Giugiaro. Nel 1979 il designer cuneese progetta una vettura, alla forma insolitamente più squadrata del solito, inizialmente denominata "Y5",

Non piace sin da subito, nemmeno quando viene presentata al Salone di Francoforte.  Di lì a poco, però, la nuova berlina, che nel frattempo ha assunto il nome di “Delta”, vince, nel 1980 il premio Auto dell’Anno, unico modello Lancia a riuscirci nella storia del marchio. Da quel momento, la Delta diventerà una delle vetture più amate dagli italiani, di quelle che travalicano gli anni, superano indenni convenzioni e mode e restano impresse nella mente di chi ci si è seduto sopra.

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