Roberto Pietrantonio, AD di Mazda Italia: Contro il Covid ci vogliono strumenti adatti

Abbiamo intervistato l’Amministratore Delegato della Casa Giapponese, per fare il punto sulla ripartenza e sulle misure necessarie a sostenerla. Non è mancata qualche interessante anticipazione
Roberto Pietrantonio, AD di Mazda Italia: Contro il Covid ci vogliono strumenti adatti

Chiunque si ritrovi ad incrociare il mondo Mazda riesce a riconoscerne subito valori e peculiarità. Una personalità forte e determinata, che trasuda chiara dalla sua storia centenaria (proprio quest’anno il marchio compie un secolo di vita), scandita da innumerevoli sfide, tutte brillantemente superate. Che si tratti di imporre nuovi standard tecnologici, o di riscrivere regole comuni in fatto di stile e piacere di guida, infatti, la Casa di Hiroshima non si è mai tirata indietro. E a proposito di Hiroshima, non serve neanche ricordare da quale immane tragedia si è saputa risollevare, e in fretta, dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale.  
Proprio da un brand così, allora, potrebbe arrivare la ricetta giusta per superare la crisi “Coronavirus”, la più dura degli ultimi 75 anni. Ne abbiamo parlato, durante una lunga chiacchierata, con Roberto Pietrantonio, Amministratore Delegato di Mazda Motor Italia.

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Le sfide fanno parte del DNA di Mazda, e questa del Coronavirus si sta rivelando durissima. Come si esce dalla crisi?

Sì, è una sfida veramente dura. Anche solo due mesi e mezzo fa, non avremmo mai pensato che sarebbe successo tutto questo. Come hai accennato tu, però, è nelle situazioni difficili che Mazda ha sempre dimostrato di saper reagire con forza. Basti solo pensare alla città da cui proviene, Hiroshima. Noi nominiamo spesso, e ancora più in questo periodo, lo spirito di Mukainada, ovvero la capacità di non mollare mai, di rimettersi in piedi nonostante le avversità. Mukainada è il distretto di Hirorshima dove sorgono i nostri stabilimenti, e ci piace pensare che questa capacità di affrontare le cose con positività, persino nei momenti più drammatici, parta da lì e si diffonda ovunque, anche attraverso i nostri prodotti.
Per quanto riguarda la domanda sul come se ne esce, oltre a questa proverbiale determinazione, occorre anche tanta lucidità, tanta consapevolezza del momento. Ci troviamo tutti, nessuno escluso, a dover affrontare una situazione complessa e talmente nuova, che cambierà il nostro mondo in maniera profonda, e quindi occorrerà anche sapersi un po’ reinventare”. 

Ad oggi, le misure adottate dal Governo a supporto del settore automotive con l’ultimo Decreto Rilancio non sembrerebbero di particolare aiuto. Si sarebbe potuto fare di più per favorire una reale ripresa del comparto?

Che almeno in questa prima fase il Governo avesse altre priorità, era un po’ nell’aria. Ce ne sono tante, ovviamente, ma stupisce, e ha lasciato un pizzico di amaro in bocca a tutti gli operatori del settore, vedere come sia stato tenuto poco in considerazione un settore così importante per le casse dello stato, se pensiamo a tutto ciò che viene generato in termini di tassazione diretta o indiretta. Quest’anno le stime dell’UNRAE parlano di circa 10 miliardi di euro in meno, soltanto per quanto riguarda le entrate tributarie, laddove il mercato dovesse scendere sotto il 35% in meno di immatricolato. Sostenere l’auto, vuol dire sostenere oltre 1 milione e 200.000 persone in Italia, tra l’altro mettendo sul piatto risorse che di fatto si ripagherebbero attraverso la maggiore erogazione di tasse all’erario. 
Insomma, quando è servito attingere, il settore dell’automobile è sempre stato un po’ il bancomat dello Stato. Si è ricorso tantissime volte alla tassazione delle quattro ruote, senza contare il gettito di iva che deriva dalla vendita di ogni singolo mezzo. Per questo si rimane ancora più basiti. E inoltre, non c’è tempo da perdere, perché il grido di allarme lanciato da UNRAE non è casuale, o basato su presupposti deboli. Ad Aprile le cifre di mercato hanno visto un drammatico -95%, dopo il -85% di Marzo. Vuol dire che il settore in Italia al momento sta quasi scomparendo. Le misure ci sarebbero, si tratta di proposte che sono state già avanzate. Sono ragionevoli e il Governo le conosce ma, per ora, non c’è stata nessuna risposta”.

Immagino che in questo momento la rete vendita abbia un valore strategico piuttosto importante. Come la state supportando?

Durante il lockdown completo, le concessionarie sono rimaste chiuse, fatta eccezione di qualche officina che si è prestata a fornire servizio di assistenza a chi aveva necessità. In quella prima fase, le concessionarie sono state il fronte dell’incendio, le aziende che potevano andare immediatamente in crisi di liquidità. Quindi, come Casa, abbiamo cercato di supportarle soprattutto per i loro flussi di cassa, posticipando pagamenti nei nostri confronti e, viceversa, anticipando i nostri pagamenti nei loro.
In questa seconda fase, in cui, piano piano, con le riaperture si cerca di tornare alla normalità, innanzitutto li stiamo aiutando ad attuare le misure necessarie a garantire serenità ai clienti nell’esperienza di acquisto e di officina; perché i consumatori, oggi, vogliono sì, sicurezza, ma anche contatto umano, e bisogna essere in grado di preservare al meglio entrambi gli aspetti. Inoltre, stiamo mettendo in campo tutta una serie di campagne rivolte ai consumatori, ma che in qualche modo supportino anche le concessionarie, per poter tornare finalmente a vendere, dopo due mesi di fermo. Pesantissimi per aziende che hanno costi fissi notevoli.
L’obiettivo, quindi, per il mese di maggio è far ripartire il volano in attesa che le dinamiche di mercato tornino più effervescenti. Inoltre, confidiamo nel fatto che l’ulteriore alleggerimento delle misure previsto da questa settimana, favorisca un ritorno in concessionaria, e alla volontà di acquistare un’auto
”.

Riallacciandoci anche a quello che dicevamo prima,  proprio ora, forse, che il trasporto privato va assumendo un ruolo così centrale, e la gente magari vorrebbe acquistare, non sarebbero stati opportuni incentivi più concreti?

Ultimamente ascolto tutta una serie di ragionamenti legati alla mobilità sostenibile, in cui sembra che l’unica soluzione siano bici e monopattini. Che va bene, ma è un discorso troppo semplicistico, spesso basato su posizioni preconcette, e direi anche errate, nei confronti dell’automobile. Io ritengo che una vera mobilità sostenibile debba passare anche per l’utilizzo dell’auto, e non solo di mezzi alternativi. Ci vuole integrazione tra i due mondi. E’ molto bello, ma anche molto facile, dire: andiamo tutti in bici; ma all’atto pratico, soprattutto in determinati contesti, questo evidentemente non è possibile. Quindi, se come dicevo, invece di fare ragionamenti semplicistici si procedesse considerando attentamente numeri e studi analitici, magari coinvolgendo nella discussione le parti sociali, probabilmente si potrebbero trovare delle soluzioni in cui l’automobile moderna, che negli ultimi anni ha compiuto un percorso incredibilmente virtuoso in fatto di rispetto dell’ambiente, possa avere un ruolo da protagonista anche nella mobilità sostenibile”.

In effetti Mazda ha sempre mostrato un atteggiamento piuttosto critico nei confronti della demonizzazione dei moderni motori endotermici. Ora che, in questi mesi, lo stop forzato del parco circolante sembrerebbe aver smontato ancora di più il paradigma “motore tradizionale=inquinamento ambientale”, si potrebbe tornare in maniera decisa sull’argomento, provando magari a invertire la tendenza?

Sul tavolo del Governo, tra le varie proposte, al momento c’è anche quella di supportare i modelli di auto più recenti, a prescindere dalla tecnologia utilizzata. Anche perché, come sappiamo, per quanto riguarda gli Euro6 - che siano diesel, benzina, ibridi leggeri, full hybrid, o completamente elettrici - le emissioni sono state ridotte in maniera molto significativa. Parliamo di circa il 95%, negli ultimi anni; e oltretutto rilevati da cicli di omologazione sempre più vicini alle condizioni reali di guida delle auto. Andrebbe anche ricordato che quello dell’auto, in Europa, è il settore che investe di più in ricerca e sviluppo. Quindi il punto che sottolinei è assolutamente importante.
Noi, ovviamente, le abbiamo notate le rilevazioni sulle emissioni inquinanti, o termo-inquinanti, che sono state fatte durante il periodo di lockdown e, ti confesso con un pizzico di amarezza, non ci hanno per nulla sorpresi. Sono mesi che stiamo dicendo che l’impatto ambientale dell’auto moderna è veramente minimo, rispetto a quello di altri settori. Noi ci ritorneremo, senza farci fermare dal fatto che gli interlocutori sembrino non voler ascoltare. Lo avevamo già fatto qualche mese fa, prima della crisi coronavirus, in collaborazione col Politecnico di Milano, facendoci supportare da evidenze accademiche per far passare forte e chiaro il messaggio. Quando si riaffronterà la questione, sicuramente i rilevamenti fatti nel periodo di lockdown saranno un esempio quasi clamoroso del reale contributo dell’automobile alla problematica ambientale”. 

Abbiamo toccato diversi aspetti cruciali, che probabilmente sarebbe importante riuscire a far arrivare, in maniera efficace, anche all’opinione pubblica…

Ti anticipo un piccolo scoop. Stiamo organizzando una sorta di manifesto attraverso il quale far comprendere il valore, non solo economico ma anche sociale e culturale, che l’auto tradizionale deve avere in una fase di ripresa. L’auto è un’alleata di tante attività, oltre a quelle specifiche della sua industria. Ad esempio, aiuta il turismo. Si parla tanto di turismo di prossimità per i prossimi mesi, ma senza auto, meglio se moderne, sarebbe alquanto improbabile da attuare in concreto. L’auto può essere di supporto alla cultura, ispirando, ad esempio, modi alternativi di fruire il cinema, il teatro, la musica dal vivo. Oltre ad essere un formidabile aggregatore di persone. Non sai quanti proprietari di MX-5 ci stanno scrivendo per organizzare al più presto uno dei famosi raduni dedicati alla nostra roadster, ovviamente nel rispetto delle fondamentali regole di distanziamento. Il nostro manifesto intende fare leva proprio su questi valori; perché si parla sempre dell’aspetto economico, ma l’auto è davvero tanto di più, e lasciarla indietro nelle discussioni sulla ripresa potrebbe essere un errore clamoroso”.

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