Bijol: "Tifavo Barcellona, avevo il poster di Messi"
Lei è un uomo mercato: fanno piacere le voci?
«A me interessa soltanto restare concentrato sull’Udinese: abbiamo un finale di stagione importantissimo e bisogna fare le cose al meglio».
Per lei si preannuncia un’estate di lavoro, considerato che la Slovenia si è qualificata agli Europei dove mancava dal 2000...
«Sono passati sei mesi dalla grande festa di popolo a Lubiana ma abbiamo davvero fatto qualcosa di storico. Però quello è il passato e in Germania vogliamo andare per fare bene, non per essere delle comparse, perché la nostra è una buona squadra con tanti giocatori forti».
Ha sempre giocato solo a calcio oppure ha fatto altri sport?
«Sciavo, proprio come Sinner (ride, ndr). Poi, quando c’è stato da prendere una decisione, ho scelto il calcio e da lì ho iniziato a lavorare per diventare un professionista. E oggi sono qui».
Da ragazzino di chi aveva il poster in camera?
«Ero un tifoso del Barcellona, quindi Messi».
Beh, non esattamente un difensore...
«Ma neanche io, fino a tre anni fa ero un difensore... Giocavo infatti in mezzo al campo, come play: proteggevo i centrali e smistavo i palloni. Poi in Russia, al Cska Mosca, Aleksej Berezuckij mi convinse a retrocedere il mio raggio d’azione perché era convinto che lì potessi far valere la mia fisicità e il senso della posizione, avendo in più piedi da centrocampista per impostare l’azione. Abbiamo provato ed è andata bene».
L’ha subito convinta?
«Beh, dietro si corre e fatica meno, anche se i primi due anni è stato un po’ difficile cambiare il modo di muovermi in campo. Tra l’altro non ho cercato di seguire un modello particolare da imitare, ho pensato soltanto a calarmi nel ruolo per bene, sfruttando le mie caratteristiche».
Qual è l’attaccante più forte che ha marcato?
«Difficile dirlo perché in Italia trovi di fronte giocatori che hanno sempre qualità diverse. Se però devo proprio sceglierne uno, direi Osimhen: è veloce, ha fisico e poi svaria su tutto il fronte d’attacco per aiutare la squadra. Affrontarlo è sempre un problema perché non ti lascia mai respirare».
Come si prepara per affrontarli?
«Guardando i loro video perché bisogna conoscere bene le caratteristiche di un attaccante per riuscire a limitarlo in campo: spesso devi anche leggere prima quello che potrà fare, altrimenti basta una frazione di secondo e ti frega».
Lunedì con l’Inter lo stadio sarà pieno, quanto è grande la voglia di regalare una soddisfazione ai vostri tifosi?
«Loro ci danno tanta energia e vanno ripagati. Lo dicevo già prima: questi, per noi, sono tre punti importantissimi».