Toro, impossibile opporsi all'Inter dopo il rosso: addio Europa

Granata sconfitti a San Siro, ai nerazzurri basta un quarto d'ora per prendersi il 2-0 firmato Calhanoglu
Toro, impossibile opporsi all'Inter dopo il rosso: addio Europa© Getty Images

MILANO. Un quarto d’ora, appena un quarto d’ora, di vera Inter è stato sufficiente per celebrare nel migliore dei modi la domenica della festa e spegnere le ambizioni europee del Torino. Nei primi quindici minuti della ripresa, per la precisione, si è scritto il destino di una partita che, già complicata in partenza per l’evidente differenza di valori in campo, è diventata impossibile per i granata dopo l’espulsione di Tameze, che ha fermato fallosamente al limite dell’area Mkhitaryan lanciato a rete. Nemmeno il tempo di risistemarsi tatticamente, e il Torino si è trovato sotto di due gol, entrambi firmati da Calhanoglu: prima una potente rasoiata di sinistro in diagonale dopo una palla persa da Lazaro e poi un rigore (il sedicesimo consecutivo: eguagliato Pazzini) provocato da un intervento di Lovato ai danni di Thuram. La partita è finita qui, dopo un primo tempo giocato a ritmi blandi e quindi equilibrato. Nell’intervallo, Inzaghi ha svegliato l’Inter, chiedendo evidentemente un maggiore impegno, più consono alla prima gara da campioni d’Italia: non a caso, ha schierato tutti i titolari, con l’eccezione degli infortunati Acerbi e Dimarco.

Il rosso a Tameze - segnalato dal Var (Ferrieri Caputi, arbitro di una terna per la prima volta in Serie A tutta femminile, si era limitata all’ammonizione) - ha dato l’impulso ulteriore, lo shock addizionale che ha lanciato i nerazzurri verso il 2-0. Juric ha provato qualcosa di nuovo, schierando per la prima volta dall’inizio la difesa a quattro e rafforzando il centrocampo con Zapata unica punta: in sostanza, un 4-2-3-1 che ha svolto il proprio compitino senza particolari sussulti, malgrado, come detto, l’approccio morbido dell’Inter. Ci si può domandare se avesse un senso inventare qualcosa di diverso a cinque giornate dalla fine, dopo aver tanto elogiato le prestazioni della squadra negli ultimi mesi (con l’eccezione, va da sé, dello 0-0 con il Frosinone di una settimana fa). Probabilmente no, ma è chiaro che restare in dieci per una squadra che fa della feroce marcatura a uomo il proprio punto di forza diventa un limite pesante, insuperabile di fronte alla schiacciante superiorità dell’Inter.

E così, mentre i campioni salivano sul pullman scoperto per festeggiare la seconda stella con la città e gli oltre settantamila in delirio allo stadio, il Torino ha vissuto il definitivo addio alle proprie ambizioni, svanite non certo nel pomeriggio di San Siro ma per i troppi 0-0 anche contro avversarie inferiori. Il ciclo di Juric è destinato a chiudersi senza Europa, con l’ennesimo piazzamento a centroclassifica e una lunga sequenza di rimpianti.

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