Stavolta Massimiliano Allegri ha provato a cambiare il volto alla Vecchia Signora ma qui, ormai non è questione di fard, mascara oppure ombretto. Per vedere una Juventus diversa serve l’intervento del chirurgo plastico, un lifting di quelli belli potenti perché ormai le rughe sono diventate così profonde da non essere più mascherabili. La brutta prova dell’Olimpico contro la Lazio, con annessa sconfitta che ha rischiato di sparare fuori la Juve dalla finale di Coppa Italia, è stata talmente eclatante che riproporre gli stessi undici sarebbe stato un delitto e infatti il tecnico livornese ha cambiato le carte, ma si è passati dall’acqua liscia naturale a una appena mossa, manco leggermente frizzante.
Linea salvezza
Da troppo tempo la squadra gioca poco e male, da troppe partite l’approccio mentale e tattico è finalizzato soprattutto a non prenderle per un’ambizione in linea con chi deve salvarsi: tredici punti in tredici partite. Inevitabile che il dito puntato finisca su Allegri, che nel dopo gara prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «L’aspetto positivo è che ora quando ci sono i cambi questi producono un effetto positivo sulla squadra. Sì, Chiesa è entrato molto bene nell’ultima mezzora ma può migliorare, gli ho parlato a fine gara». Parlare invece della volata Champions con la qualificazione non ancora garantita significa costringere mister Max ad andare di calcolatrice: «I nostri 65 punti non bastano, però abbiamo il destino nelle nostre mani. Se mi preoccupa l’Atalanta sesta, potenzialmente a 5 punti? Noi dobbiamo pensare alle nostre partite e cercare di tornare a vincere. Le critiche al sottoscritto? Mi arrivavano quando facevo tre punti, figuriamoci adesso che invece non arrivano i successi. La Juve dell’anno prossimo? Dovete chiedere alla società. Il cambio di Vlahovic non è una bocciatura, ma una scelta tecnica».