Allegri, più di così non si può: Thiago Motta nella Juve del futuro

Per vedere una squadra diversa serve l’intervento del chirurgo plastico: i punti per la Champions arrivano una per volta…

Stavolta Massimiliano Allegri ha provato a cambiare il volto alla Vecchia Signora ma qui, ormai non è questione di fard, mascara oppure ombretto. Per vedere una Juventus diversa serve l’intervento del chirurgo plastico, un lifting di quelli belli potenti perché ormai le rughe sono diventate così profonde da non essere più mascherabili. La brutta prova dell’Olimpico contro la Lazio, con annessa sconfitta che ha rischiato di sparare fuori la Juve dalla finale di Coppa Italia, è stata talmente eclatante che riproporre gli stessi undici sarebbe stato un delitto e infatti il tecnico livornese ha cambiato le carte, ma si è passati dall’acqua liscia naturale a una appena mossa, manco leggermente frizzante.

Linea salvezza

Da troppo tempo la squadra gioca poco e male, da troppe partite l’approccio mentale e tattico è finalizzato soprattutto a non prenderle per un’ambizione in linea con chi deve salvarsi: tredici punti in tredici partite. Inevitabile che il dito puntato finisca su Allegri, che nel dopo gara prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «L’aspetto positivo è che ora quando ci sono i cambi questi producono un effetto positivo sulla squadra. Sì, Chiesa è entrato molto bene nell’ultima mezzora ma può migliorare, gli ho parlato a fine gara». Parlare invece della volata Champions con la qualificazione non ancora garantita significa costringere mister Max ad andare di calcolatrice: «I nostri 65 punti non bastano, però abbiamo il destino nelle nostre mani. Se mi preoccupa l’Atalanta sesta, potenzialmente a 5 punti? Noi dobbiamo pensare alle nostre partite e cercare di tornare a vincere. Le critiche al sottoscritto? Mi arrivavano quando facevo tre punti, figuriamoci adesso che invece non arrivano i successi. La Juve dell’anno prossimo? Dovete chiedere alla società. Il cambio di Vlahovic non è una bocciatura, ma una scelta tecnica».

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Fuori Allegri, dentro Motta

Ha superato mari più tempestosi come quelli della passata stagione, ma probabilmente sa che più di così ora non riesce a tirar fuori da un gruppo che da dopo il ko con l’Inter e il relativo addio ai sogni di scudetto si è abituato ad accontentarsi della mediocrità. Esattamente l’opposto di ciò che è marchiato nel Dna Juve. Allegri in questo difende i ragazzi, «quando escono non hanno rimpianti, anche stavolta hanno dato ciò che potevano», ma allora i conti non tornano. Il discorso è molto semplice. Se il Bologna di Thiago Motta oggi vincesse, affiancherebbe al terzo posto la Juve con un quoziente reti fatte e subite che è praticamente identico: per entrambe 26 gol subiti con 47 fatti dai torinesi e 48 dagli emiliani.

Bene, allora come si spiega il fatto che lo score sia identico con rose che hanno un valore così diverso: 490 milioni quello bianconero e 254 milioni, quello rossoblù? Al di là del tipo di gioco fiacco da una parte e spumeggiante dall’altra, è evidente quanto diverso sia stato l’impatto dei due tecnici che non solo si sfideranno alla penultima di campionato in Emilia, ma sembrano i protagonisti del futuro bianconero con frecce inverse: out Max e in l’italo-brasiliano. La Curva Sud però sta con Allegri: nel primo tempo cori per il tecnico, coperti dai fischi del resto dello Stadium. E in serata sui profili social girava una foto di uno striscione a sostegno dell’allenatore («Mister Allegri devi restare, al Mondiale con te vogliamo andare!»).

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Stavolta Massimiliano Allegri ha provato a cambiare il volto alla Vecchia Signora ma qui, ormai non è questione di fard, mascara oppure ombretto. Per vedere una Juventus diversa serve l’intervento del chirurgo plastico, un lifting di quelli belli potenti perché ormai le rughe sono diventate così profonde da non essere più mascherabili. La brutta prova dell’Olimpico contro la Lazio, con annessa sconfitta che ha rischiato di sparare fuori la Juve dalla finale di Coppa Italia, è stata talmente eclatante che riproporre gli stessi undici sarebbe stato un delitto e infatti il tecnico livornese ha cambiato le carte, ma si è passati dall’acqua liscia naturale a una appena mossa, manco leggermente frizzante.

Linea salvezza

Da troppo tempo la squadra gioca poco e male, da troppe partite l’approccio mentale e tattico è finalizzato soprattutto a non prenderle per un’ambizione in linea con chi deve salvarsi: tredici punti in tredici partite. Inevitabile che il dito puntato finisca su Allegri, che nel dopo gara prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «L’aspetto positivo è che ora quando ci sono i cambi questi producono un effetto positivo sulla squadra. Sì, Chiesa è entrato molto bene nell’ultima mezzora ma può migliorare, gli ho parlato a fine gara». Parlare invece della volata Champions con la qualificazione non ancora garantita significa costringere mister Max ad andare di calcolatrice: «I nostri 65 punti non bastano, però abbiamo il destino nelle nostre mani. Se mi preoccupa l’Atalanta sesta, potenzialmente a 5 punti? Noi dobbiamo pensare alle nostre partite e cercare di tornare a vincere. Le critiche al sottoscritto? Mi arrivavano quando facevo tre punti, figuriamoci adesso che invece non arrivano i successi. La Juve dell’anno prossimo? Dovete chiedere alla società. Il cambio di Vlahovic non è una bocciatura, ma una scelta tecnica».

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