In attesa di sapere se l’allenatore della Juventus 2024/25 sceglierà la costruzione dal basso, il club non può permettersi di sbagliare la ricostruzione dall’alto. La dirigenza, cioè, deve iniziare una seconda fase di gestione: se nella passata stagione ha navigato con lucidità nella tempesta giudiziaria, limitando i danni (potevano essere molti, molti di più), ora è arrivato il momento di pensare al rilancio della Juventus e della ricostruzione, appunto, che non può non avvenire con un piano e una strategia elaborati dalla dirigenza.
Juve, qual è il piano?
Oggi, dall’esterno, si ha l’impressione che quel piano non sia così ben definito e non riesca a essere compreso, soprattutto dai tifosi, sempre più scontenti e sfiduciati nei confronti del club, ma anche dai giocatori che, dalla sconfitta spegni-ambizioni contro l’Inter, non hanno più trovato una direzione, hanno perso compattezza, ma soprattutto hanno iniziato a sfilacciarsi senza un obiettivo condiviso. La conquista del quarto posto, poi diventato quinto, non è stato sufficientemente motivazionale, com’è logico che sia per giocatori che ambivano allo scudetto e che si sono ritrovati con un allenatore costantemente sotto processo, senza avere certezze sulla sua conferma da parte della società che, da mesi, rinvia alla fine stagione il colloquio chiaritore.
Ricostruzione Juventus e il finale di stagione
Nel frattempo, la dirigenza ha perso dei pezzi. Si è registrato, per esempio, l’addio di Giovanni Manna, il vice di Giuntoli che - come è noto a tutti - l’anno prossimo lavorerà per il Napoli e che da tempo non lavora più dentro i progetti della Juventus per ovvie ragioni, ma nessuno lo ha annunciato con chiarezza. C’è una grande incertezza sul futuro a medio termine, anche fra i giocatori si interrogano su quello che sarà il loro destino e, più in generale, qual è il destino della club. Non ne viene metta in dubbio la grandezza, ma nessuno riesce a capire le ambizioni.
La ricostruzione non è cosa facile, ma in questi casi la chiarezza è l’arma migliore per trovare nell’ambiente più comprensione e pazienza. Il glissare su molti argomenti, il rinviare tutto alla fine della stagione ha compresso proprio il finale della stagione stessa.
I dirigenti Juve e Allegri
Sotto questo punto di vista, qualcuno ha sostenuto che non è il massimo, per la Juventus, dividere un amministratore delegato, Maurizio Scanavino, con Gedi, uno dei più gradi gruppi editoriali italiani (con dentro La Stampa e Repubblica): se non altro perché la Juventus è un’azienda medio-grande, con i suoi 450 milioni di fatturato e non può certamente essere gestita con leggerezza, considerato anche la responsabilità nei confronti dei tifosi: 8 milioni in Italia e quasi il doppio all’estero.
Finora, Scanavino si è mosso con prudenza, misurando uscite pubbliche attraverso commenti estremamente educati. Professionista eccezionale, che non può dedicarsi alla Juventus 24 ore al giorno. La questione allenatore è abbastanza indicativa per capire la situazione bianconera. Non solo molti tifosi, ma anche molti dirigenti della Juventus stanno auspicando un cambio di allenatore. Ma nessuno lo dice, soprattutto ad Allegri, e non si capisce bene il perché.
Juve, cosa vuoi fare da grande
In questo scenario, dunque, la Juventus deve decidere cosa vuol fare da grande e come realizzare il suo progetto. Ma non basta, perché è necessario spiegarlo ai tifosi e anche agli stessi giocatori. La ricostruzione delle ambizioni del club deve planare dall’alto, dando l’impressione di essere un mucchio di idee chiare e programmazione precisa che servono spianare la strada verso il dominio italiano.
Sì, c’è il piano di sfruttare i giovani della Next Gen come complemento a una rosa che deve essere rinforzata con dei colpi a basso costo e alto rendimento. Ma non può bastare quell’idea un po’ astratta, così come non può essere il licenziamento dell’allenatore la soluzione a qualsiasi problema, considerato il tasso tecnico davvero bassino di alcuni degli elementi. Una società forte è sempre alla base della forza di una squadra. Una società forte è una società che prende decisioni, le spiega all’interno e le divulga all’esterno. In questo momento la Juventus, o meglio la sua dirigenza, deve passare all’azione: la Juve è ora stata messa in sicurezza, ora deve essere rilanciata. Non è solo una questione di calciomercato, ma di decisionismo e comunicazione efficace.