La Juve e il giorno social di Allegri: Mario Mandzukic, lacrime e no-Max

Ieri è andata in scena la strana giornata social del tecnico bianconero: tra furia dei critici e vecchi amici

«Non è frustrante non vincere da mille giorni». Così Allegri ha scatenato un inferno che il Gladiatore in confronto era un capovillaggio. D’altronde l’esercito dei No-Max è particolarmente infiammabile dopo le due sconfitte e il ritorno dell’apatia agonistica che ha anestetizzato l’orrida partita contro l’Udinese. Niente di nuovo, per carità, ma stupisce sempre un po’ vedere come un allenatore riesca a catalizzare così tanta attenzione e spaccare in modo così dialetticamente violento una tifoseria. Come se tutti i problemi o tutte le soluzioni di una situazione complessa come quella della Juventus (veramente complessa) passassero solo dall’uomo del gabbione. Nell’irreale mondo dei social network la vivono più o meno così e, ma anche questa non è una novità, si fanno prendere la mano da un odio e un astio verbale così feroce che fa anche un po’ schifo. Perché la critica a un allenatore è uno degli elementi più gustosi e legittimi del dibattito calcistico, ma l’imbarbarimento che ha degradato il confronto nel mondo juventino rende difficile proporre un ragionamento in cui distribuire le responsabilità e i meriti di questa altalenante stagione bianconera.

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La festa social delle 405 panchine

La cosa buffa dei social è che mentre in certe stanze autoproclamatisi giudici della juventinità celebravano un processo sommario, rievocando Boniperti e l’Avvocato (il cui allenatore più vincente era, per dire, Giovanni Trapattoni), in un universo parallelo, ma a portata di di clic, andava in onda la festa per le 405 panchine, organizzata dalla Juventus per Allegri, invitando Buffon, Chielini, Barzagli, Marchisio, Rabiot, Matri, Matuidi, Szczesny, Khedira, Rugani, De Sciglio, Pjanic e Mandzukic a mandare un videomessaggio al tecnico, che poi hanno messo su una poltrona ad ascoltarli tutti. E così dalla finestrella del video sono sbordati l’orgoglio e lo spirito della Juventus dei nove scudetti, costringendo Allegri a trattenere le lacrime davanti al messaggio di Mario Mandzukic, uno dei figli prediletti di Max, commosso dai ricordi umani e forse anche dalla nostalgia di quando, facendo la formazione, poteva scegliere anche uno come il croato (e poteva permettersi il lusso di non farlo sempre). Così è vissuta la strana giornata social di Allegri, in cui c’erano degli smartphone che vomitavano odio e altri che trasmettevano affetto e amicizia. Tutto nello stesso tempo, a conferma che quel mondo lì, quello virtuale dei social, forse non è da prendere troppo sul serio.

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«Non è frustrante non vincere da mille giorni». Così Allegri ha scatenato un inferno che il Gladiatore in confronto era un capovillaggio. D’altronde l’esercito dei No-Max è particolarmente infiammabile dopo le due sconfitte e il ritorno dell’apatia agonistica che ha anestetizzato l’orrida partita contro l’Udinese. Niente di nuovo, per carità, ma stupisce sempre un po’ vedere come un allenatore riesca a catalizzare così tanta attenzione e spaccare in modo così dialetticamente violento una tifoseria. Come se tutti i problemi o tutte le soluzioni di una situazione complessa come quella della Juventus (veramente complessa) passassero solo dall’uomo del gabbione. Nell’irreale mondo dei social network la vivono più o meno così e, ma anche questa non è una novità, si fanno prendere la mano da un odio e un astio verbale così feroce che fa anche un po’ schifo. Perché la critica a un allenatore è uno degli elementi più gustosi e legittimi del dibattito calcistico, ma l’imbarbarimento che ha degradato il confronto nel mondo juventino rende difficile proporre un ragionamento in cui distribuire le responsabilità e i meriti di questa altalenante stagione bianconera.

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