Pagina 1 | Il padre-agente di Marchisio: «Vi spiego la rescissione con la Juventus»

Il padre-agente di Marchisio: «Vi spiego la rescissione con la Juventus»

TORINO - La favola di Claudio Marchisio con la Juventus si è chiusa lo scorso 17 agosto e da poco più di un mese il Principino è ripartito dalla Russia, dallo Zenit. Stefano, il padre-procuratore di Claudio, è appena rientrato da una settimana di vacanza a San Pietroburgo assieme alla moglie Anna.

Sensazioni da papà?
«Non ero mai stato a San Pietroburgo in passato e ho scoperto un gioiellino di città: è un po’ Venezia e un po’ Parigi, soltanto più fredda. Poi è molto pulita, ordinata, moderna: bellissima. Ma sono contento soprattutto perché ho visto Claudio felice e soddisfatto della sua nuova avventura. I tifosi dello Zenit lo hanno accolto alla grande. L’altro giorno siamo andati allo zoo di San Pietroburgo con i miei nipoti e diversi ragazzi hanno riconosciuto Claudio chiedendogli foto e autografi. L’affetto per mio figlio è fondamentale: da sempre considera i tifosi la parte più bella del calcio».

Qual è, invece, il primo bilancio da procuratore: soddisfatto?
«Non ho rimpianti. Tre anni fa Claudio sarebbe potuto andare altrove a guadagnare di più; nel 2017 ha detto no al Milan che gli offriva un ingaggio doppio perché il suo desiderio era quello di chiudere la carriera nella Juventus, la squadra del suo cuore. Nel calcio le cose cambiano: capisco la decisione della dirigenza bianconera di voler ringiovanire la squadra. Un po’ di nostalgia c’è da parte di Claudio e sarebbe strano il contrario, fosse ancora alla Juventus probabilmente sarebbe l’uomo più felice della terra. Però abbiamo girato pagina e Claudio è molto contento della sua nuova vita. Lo Zenit è ambizioso, ha uno stadio modernissimo, è primo in classifica: incrociamo le dita, magari l’ottavo scudetto consecutivo lo vinciamo dalla Russia».

La Champions, però, no...
«Mio figlio ed io rimaniamo i primi sostenitori della Juve, non ci perdiamo una partita. Speriamo di festaggiare la Champions come nel 1996: da tifosi. Claudio, poi, ha tanti amici nello spogliatoio: con la vecchia guardia è in costante contatto, soprattutto con Barzagli».

Se ripensa al 17 agosto, al giorno della rescissione del contratto, qual è la prima cosa che le viene in mente?
«La telefonata di Claudio, a cui avevano appena comunicato la situazione: ero in vacanza in Val d’Aosta e mi sono precipitato in sede».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quel giorno si sarebbe aspettato che pure Marotta avrebbe lasciato la Juventus in meno di due mesi?
«No, il suo addio mi ha stupito. Anche se in estate gli avevo fatto una battuta: “Dottore la vedrei bene nella poltrona che un tempo è stata di Artemio Franchi in Figc”. Marotta sarebbe il dirigente ideale per riorganizzare il calcio italiano».

Da papà-manager che sensazioni prova nel vedere Claudio in blu?
«Mi ha riportato all’anno di Empoli. E speriamo che un azzurro tiri l’altro: Claudio sta lavorando duro per riconquistare un posto nell’Italia. Detto questo, sono sincero: non vederlo in bianconero mi fa effetto, però poi io sono prima di tutto suo padre e la priorità per un papà è vedere il proprio figlio sereno. Il blù è strano, ma poi penso che con lo Zenit ha collezionato 5 presenze e un gol in un mese e non fosse stato per l’influenza della scorsa settimana non avrebbe saltato nemmeno le ultime due gare. Magari, restando alla Juventus, lo stesso numero di partite le avrebbe disputate in un anno. Mia moglie, come tutte le mamme, un po’ soffre ad avere il figlio lontano. Ma io le ripeto sempre: “Un giocatore mediamente cambia squadra ogni 3 anni, noi siamo stati fortunati che Claudio ha svolto quasi tutta la carriera a due passi da casa”».

Allo Zenit gioca col numero dieci...
«Già, come quando era un bambino: dai 7 ai 15 anni è stato il suo numero anche nelle giovanili della Juve». Con il russo come va? «Claudio parla bene inglese, ma inizia a capire pure qualche parola in russo: cose tipo 4-4-2, uomo... Il direttore Ribalta è stato decisivo nella sua scelta, ma ora ha già un bel rapporto con allenatore e compagni. Per quanto riguarda la nuova lingua quelli più incredibili nell’apprendimento sono i miei due nipotini, i figli di Claudio, Il più grande, Davide, gioca nell’Under 9 dello Zenit e il piccolo, Leonardo, nella Dynamo, che è una sorta di succursale del club».

I tifosi per rivedere Claudio allo Stadium devono sperare in Juve-Zenit della prossima stagione o magari organizzerete un saluto allo stadio prima di una partita dei bianconeri, come fece ad esempio Trezeguet?
«Un incrocio in Champions mi piacerebbe, in futuro. Però mi auguro che un giorno Claudio abbia l’occasione di poter salutare allo Stadium i tifosi della Juve, a cui è ancora legatissimo».

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TORINO - La favola di Claudio Marchisio con la Juventus si è chiusa lo scorso 17 agosto e da poco più di un mese il Principino è ripartito dalla Russia, dallo Zenit. Stefano, il padre-procuratore di Claudio, è appena rientrato da una settimana di vacanza a San Pietroburgo assieme alla moglie Anna.

Sensazioni da papà?
«Non ero mai stato a San Pietroburgo in passato e ho scoperto un gioiellino di città: è un po’ Venezia e un po’ Parigi, soltanto più fredda. Poi è molto pulita, ordinata, moderna: bellissima. Ma sono contento soprattutto perché ho visto Claudio felice e soddisfatto della sua nuova avventura. I tifosi dello Zenit lo hanno accolto alla grande. L’altro giorno siamo andati allo zoo di San Pietroburgo con i miei nipoti e diversi ragazzi hanno riconosciuto Claudio chiedendogli foto e autografi. L’affetto per mio figlio è fondamentale: da sempre considera i tifosi la parte più bella del calcio».

Qual è, invece, il primo bilancio da procuratore: soddisfatto?
«Non ho rimpianti. Tre anni fa Claudio sarebbe potuto andare altrove a guadagnare di più; nel 2017 ha detto no al Milan che gli offriva un ingaggio doppio perché il suo desiderio era quello di chiudere la carriera nella Juventus, la squadra del suo cuore. Nel calcio le cose cambiano: capisco la decisione della dirigenza bianconera di voler ringiovanire la squadra. Un po’ di nostalgia c’è da parte di Claudio e sarebbe strano il contrario, fosse ancora alla Juventus probabilmente sarebbe l’uomo più felice della terra. Però abbiamo girato pagina e Claudio è molto contento della sua nuova vita. Lo Zenit è ambizioso, ha uno stadio modernissimo, è primo in classifica: incrociamo le dita, magari l’ottavo scudetto consecutivo lo vinciamo dalla Russia».

La Champions, però, no...
«Mio figlio ed io rimaniamo i primi sostenitori della Juve, non ci perdiamo una partita. Speriamo di festaggiare la Champions come nel 1996: da tifosi. Claudio, poi, ha tanti amici nello spogliatoio: con la vecchia guardia è in costante contatto, soprattutto con Barzagli».

Se ripensa al 17 agosto, al giorno della rescissione del contratto, qual è la prima cosa che le viene in mente?
«La telefonata di Claudio, a cui avevano appena comunicato la situazione: ero in vacanza in Val d’Aosta e mi sono precipitato in sede».

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