Durante l'intervallo di Inter-Sampdoria di sabato scorso è arrivata la notizia della morte di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras della Curva Nord nerazzurra. Una notizia che ha scossa il mondo del tifo organizzato della Beneamata che, ritirati gli striscioni e ammutolito per tutti i primi 45', ha poi costretto in maniera violenta tutti i tifosi a lasciare la curva durante l'intervallo. Una decisione che ha causato svariate polemiche e che apre un dibattito sul mondo che gira intorno e dentro le curve italiane. Ma chi era Vittorio Boiocchi?
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Boiocchi, dal comando della Curva Nord alle condanne
Di certo non era uno stinco di santo dato che dei 69 anni vissuti su questa terra ben 26 e tre mesi li ha trascorsi in carcere. Boiocchi era lo storico capo ultras dei Boys, uno dei gruppi organizzati del tifo nerazzurro. Nonostante la fede calcistica, la voglia di primeggiare e "comandare" la curva nel settembre del 2019 portò a una scazzottata con l'altro volto noto dell'ambiente ultras interista, Franco Caravita. In un'intercettazione raccolta dalle forze dell'ordine Boiocchi si vantava di guadagnare circa 80mila euro al mese tra parcheggi e biglietti: "Finalmente siamo riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui abbiamo fatto avere il posto che ci danno una somma ad ogni partita". "Lo zio", come era soprannominato in Curva Nord, aveva alle spalle una vera e propria carriera criminale con rapporti diretti anche con le mafie: dal traffico di stupefacenti all'estorsioni, con la connivenza prima della mala del Brenta, poi con Cosa nostra e alla fine con la ‘ndrangheta, a seconda di chi comandava gli affari criminali nel capoluogo lombardo. Sono ben 10 le condanne, tutte definitive, che Boiocchi ha riportato per associazione a delinquere, traffico internazionale di stupefacenti, ricettazione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona e furto. Ma a preoccupare sempre di più la forze di polizia sono stati i suoi rapporti con le mafie.