Dove nascono gli applausi di Klopp ai tifosi dell'Atalanta

Nei nove anni di Liverpool, il cinquantaseienne signore nato a Stoccarda è stato definito il più inglese degli allenatori tedeschi. In sala stampa dopo la gara di Europa League si è complimentato con la squadra di Gasperini

Fra le cento immagini indimenticabili che l'Atalanta custodirà nel suo museo, allestito dentro la nuova Curva Morosini, ce ne sono due, già indelebili nella memoria collettiva, datate 18 aprile 2024. La prima ritrae Jurgen Klopp che applaude i tifosi avversari mentre lascia il terreno di gioco dopo essere stato eliminato dall'Europa League. La seconda lo immortala mentre si toglie il cappellino rispondendo agli applausi della Curva Pisani, dopo avere fatto altrettanto con i propri sostenitori e avere abbracciato e salutato Gasperini e si suoi giocatori, complimentandosi con loro. Due gesti semplici, spontanei, ispirati alla più pura educazione sportiva e al fair play anglosassone. Dovrebbero essere così normali da rivelarsi, invece, eccezionali. Addirittura anticonformisti rispetto ai beceri costumi che troppo spesso avvelenano gli stadi, tanto che sui social hanno procurato una cascata di complimenti a Klopp. Non a caso, nei nove anni di Liverpool, il cinquantaseienne signore nato a Stoccarda è stato definito il più inglese degli allenatori tedeschi. In sala stampa, egli è stato icastico: "Dobbiamo fare i complimenti all'Atalanta ed è facilissimo poiché ha meritato di passare il turno. Quando vinci contro di noi per 3-1, fra andata e ritorno, soprattutto in questo modo, meriti assolutamente di andare in semifinale".
L'Atalanta gli ha reso omaggio su Instagram. Il post porta in calce una sola parola: respect. Alla destra di Klopp, c'è Konate; alla sua sinistra, Elliott: tutti e tre battono le mani al pubblico di Bergamo. Giovedì scorso, Klopp ha guidato i Reds per l'ultima volta nelle coppe internazionali: si è lasciato alle spalle 90 partite (55 vittorie, 15 pareggi, 20 sconfitte), una Champions League, una Supercoppa Europea, un mondiale per club, oltre ad avere riportato Liverpool sul trono Premier nel 2020, dopo trent'anni d'attesa, arricchendo il suo fantastico ciclo con una Coppa d'Inghilterra, 1 Community Shield, 2 Coppe di Lega.

Saper vincere e saper perdere

Abituato a vincere, Klopp ha insegnato come si perde. Con stile, eleganza, fair play. Ecco perché non deve stupire il suo atteggiamento, degno di un autentico uomo di sport e perché non è difficile scoprire dove nascano quegli applausi di Bergamo: "Il calcio è come la vita: non si vince sempre, ma si impara sempre. Nel calcio, la passione e il cuore sono più importanti della tecnica. Il successo non è solo vincere, ma migliorare ogni giorno. Se non credi di poter vincere, non provarci nemmeno. È giusto commettere errori, purché si impari da essi. Non voglio essere il miglior allenatore del mondo, voglio essere il miglior allenatore per i miei giocatori. Il talento è importante, ma l'atteggiamento è ancora più importante. Il calcio è uno sport di squadra, nessuno può vincere una partita da solo. Non importa quante volte cadi, l'importante è quante volte ti rialzi. Il successo non è mai permanente, bisogna continuare a lavorare sodo. Non importa quanti soldi hai, se non hai passione non andrai lontano.
Disciplina e dedizione sono fondamentali per il successo. Il rispetto per gli altri è fondamentale nel calcio. Non c'è tempo per i rimpianti, bisogna andare avanti e imparare dai propri errori. A volte, la vittoria non è la cosa più importante, ma il modo in cui si gioca la partita. I sogni si realizzano solo se si ha il coraggio di perseguirli. Il calcio è l'arte di trasformare l'impossibile in possibile". Chi ha detto queste cose? Klopp, in inglese. Gasperini le ha tradotte in italiano.

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