Rocchi, coraggio e onestà intellettuale ma ora basta rovinare il campionato

Non è un merito da poco quello del designatore che ieri ha elencato 8 sbagli piuttosto gravi, occorsi nel girone di andata: però la credibilità si conquista nel ritorno

Ci vuole coraggio e onestà intellettuale per ammettere gli errori, soprattutto in un Paese dove la colpa è sempre degli altri. Non è, quindi, un merito da poco quello di Gianluca Rocchi che ieri si è presentato e ha elencato otto sbagli piuttosto gravi, occorsi nel girone di andata. E proprio la trasparenza con la quale il designatore ha analizzato, senza nascondersi dietro troppe supercazzole, è la prima garanzia del fatto che di errori si tratta, non di pezzi di un complotto finalizzato a regalare lo scudetto all’Inter.

È importante sottolinearlo perché spazzare via i sospetti consente di analizzare con maggiore lucidità la situazione che, per essere onesti e diretti come Rocchi, non è bella per niente. Anzi è preoccupante. Perché nel bel mezzo di uno dei più appassionanti duelli scudetti degli ultimi anni, scopriamo che sono tanti, troppi, gli errori che stanno condizionando la corsa di Inter e Juventus, con uno sbilancio consistente a favore dei nerazzurri. E questa non è l’opinione di un tifoso che, bava alla bocca, sfoga compulsivamente la sua livorosa frustrazione sui social network, ma il giudizio certifi cato dal designatore arbitrale, l’arbitro degli arbitri.

Rimaniamo convinti, e resta una granitica certezza, che un campionato di 38 giornate non possa essere deciso da una manciata di errori arbitrali e che viene vinto, verrà vinto ed è stato sempre vinto dalla squadra più forte e continua. Tuttavia, è difficile affermare la “legge del più forte” nel nostro calcio, dove le radici del sospetto affondano profonde nella narrazione da almeno trent’anni e la dietrologia viene assunta con il caffè del mattino, tipo vitamina.

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Rocchi, è stato difficile spiegare certi clamorosi errori commessi

Ed è stato difficile anche per Rocchi spiegare certi clamorosi errori commessi in queste prime 19 giornate di campionato, a partire dal mancato rigore al Bologna contro la Juventus fino al fallo di Bastoni su Duda che vizia il gol dell’Inter contro il Verona. Soprattutto è difficile spiegarli a una tifoseria, quella della Juventus, abituata a sopportare quelle stesse illazioni che ora infastidiscono molto i tifosi interisti (e Rocchi). Il clima, insomma, è tossico perché i veleni circolano da tempo e chi li ha sparsi ieri sarebbe più coerente a non lamentarsene oggi, perché se abbiamo deciso che in Italia vale la legge del sospetto e non quella, più giusta, del più forte, allora quella legge deve valere sempre e per tutti.

Rocchi e lo sfogo durante la conferenza

Perché il nocciolo, in fondo, è proprio quello. E se c’è un passaggio poco felice della conferenza di Rocchi è proprio lo sfogo del designatore che dovrebbe mantenere un aplomb e i toni da giudice terzo. La credibilità, qualsiasi arbitro della sua squadra, non la conquista perché il designatore alza la voce, ma sul campo, applicando con coerenza il regolamento, perché il più odioso e insopportabile degli errori arbitrali è la disparità di giudizio: un fallo che è rigore a giornate alterne, un giallo che si dà a Tizio e non a Caio, un tocco di mano che diventa penalty per testa o croce.

Oggi inizia il girone di ritorno, la grande sfida della squadra di Rocchi è consentire il regolare svolgimento del duello fra Juventus e Inter, senza commettere più errori e applicando il regolamento in modo coerente. Se così accadesse un pezzo di scudetto sarebbe anche loro.

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Ci vuole coraggio e onestà intellettuale per ammettere gli errori, soprattutto in un Paese dove la colpa è sempre degli altri. Non è, quindi, un merito da poco quello di Gianluca Rocchi che ieri si è presentato e ha elencato otto sbagli piuttosto gravi, occorsi nel girone di andata. E proprio la trasparenza con la quale il designatore ha analizzato, senza nascondersi dietro troppe supercazzole, è la prima garanzia del fatto che di errori si tratta, non di pezzi di un complotto finalizzato a regalare lo scudetto all’Inter.

È importante sottolinearlo perché spazzare via i sospetti consente di analizzare con maggiore lucidità la situazione che, per essere onesti e diretti come Rocchi, non è bella per niente. Anzi è preoccupante. Perché nel bel mezzo di uno dei più appassionanti duelli scudetti degli ultimi anni, scopriamo che sono tanti, troppi, gli errori che stanno condizionando la corsa di Inter e Juventus, con uno sbilancio consistente a favore dei nerazzurri. E questa non è l’opinione di un tifoso che, bava alla bocca, sfoga compulsivamente la sua livorosa frustrazione sui social network, ma il giudizio certifi cato dal designatore arbitrale, l’arbitro degli arbitri.

Rimaniamo convinti, e resta una granitica certezza, che un campionato di 38 giornate non possa essere deciso da una manciata di errori arbitrali e che viene vinto, verrà vinto ed è stato sempre vinto dalla squadra più forte e continua. Tuttavia, è difficile affermare la “legge del più forte” nel nostro calcio, dove le radici del sospetto affondano profonde nella narrazione da almeno trent’anni e la dietrologia viene assunta con il caffè del mattino, tipo vitamina.

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