TORINO - Una strada statale a due corsie che è un viaggio nel tempo, dentro l’archeologia industriale. Capannoni con gli striscioni “vendesi” e ciminiere che non fumano più, a segnalare quanto operoso fosse il territorio biellese, prima di attorcigliarsi su sé stesso. L’isolamento infrastrutturale serviva a nascondere i segreti dell’industria tessile, oggi fa sì che raggiungere la vicina Torino somigli ad un percorso ad ostacoli, almeno prima di imboccare l’autostrada a Santhià. Poi c’è l’ultimo pezzo di tangenziale e l’uscita a Vinovo, lì dove si presenta di bianconero vestito il centro sportivo della Juventus, casa del settore giovanile.
Lì dove, come una composizione in pongo, il sogno esce dalla dimensione onirica e prende sempre più forma. E chissà quante volte, durante il viaggio, il Giovanni Daffara bambino ha cercato di dare un profilo ai propri pensieri, mentre accompagnato dalla famiglia faceva su e giù tutti i giorni. E chissà quanti consigli dal padre, anche lui portiere fino alle categorie che sfiorano il professionismo.