Kalulu: "Il Psg non mi ha sorpreso. Con Deschamps ho parlato della Juve. Sempre più francesi..."

Il centrale bianconero, fresco di rinnovo, è carico per il Mondiale per club: "Mai temuto di non essere riscattato. Ho fiducia nel mio modo di lavorare"

Il riscatto, la conferma - sulla quale non aveva dubbi - e comunque una nuova avventura dopo aver vissuto i brividi del debutto con la Francia. Quante cose ha oggi nel cuore Pierre Kalulu, pronto a tornare a guidare la difesa della Juventus dopo aver saltato il finale di stagione al cardiopalma: tutta colpa di una squalifica figlia di una reazione, una piccola cicatrice in un’annata però bella, vibrante, in grado di sorprendere gli scettici e dare manforte a chi ha sempre creduto in lui. Nel girone di questi ultimi, prima Thiago Motta e poi Igor Tudor: da “Pierino”, così com’è chiamato affettuosamente dai tifosi, è sempre partita l’azione bianconera e spesso si è chiusa quell’avversaria. Muro e risorsa, interventi e qualità. Poi il carattere: forte, fortissimo. Che ha trovato una sua chiave pure negli spogliatoi della Continassa, dove la voce del difensore è stata importante specialmente nei momenti più complicati della stagione, ancor di più quando c’era da metterci la faccia. Ora il Mondiale, e da protagonista.

Pierre Kalulu, come sono andati questi primi due giorni di allenamento negli States?

"Molto bene: si lavora con impegno. Poco a poco poi stiamo scoprendo le varie strutture a nostra disposizione…".

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"Giocare per la Juve implica questo"

Che gruppo ha ritrovato dopo la sosta per le Nazionali?
"È sempre bello poter tornare a confrontarsi con il resto dei compagni. C’è molto entusiasmo: sappiamo di avere bisogno l’uno dell’altro per disputare al meglio questo torneo".

Fisicamente come state? Questa stagione non sembra finire più…

"Stiamo bene, resta ancora un passo da fare, poi potremo concederci qualche giorno di vacanza… Non vivo il Mondiale come un nuovo inizio, ma come la fine di una stagione molto lunga. Abbiamo centrato la qualificazione in Champions, ma c’è ancora un altro step da fare. Però sappiamo come dobbiamo giocare e interpretare le prossime partite…".

Che percezione ha di questa nuova versione del Mondiale per Club?

"Personalmente, la vivo come un’occasione per fare bene. Giocare per la Juventus implica il dover scendere in campo ogni volta per la vittoria. Cercheremo di farlo. Il fatto che a giocarselo siano i club e non le Nazionali non significa nulla: è un Mondiale a tutti gli effetti. Siamo contenti di poter disputare per la prima volta questa competizione".

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"Mondiale? Ci divertiremo"

Dopo una stagione così stressante, qual è il segreto per riuscite subito a rimettersi in carreggiata, affrontando una competizione che - nella migliore delle ipotesi - potrebbe durare oltre un mese?
"Non è facile, ma sono sicuro che ci divertiremo. È un torneo nuovo, che scopriremo poco a poco. Nel mio caso quando entro in campo so dentro di me di star facendo la cosa che mi rende più felice al mondo: giocare a calcio. E allora tutti i pensieri, tutte le idee volano via. A quel punto vuoi solo competere per vincere. Il resto non ha importanza".

Vi siete posti un obiettivo minimo?

"Non c’è, noi pensiamo solo ad andare al massimo, senza sottovalutare nessuno e rispettando sempre tutte le avversarie che troveremo lungo la strada".

Quanto è complesso affrontare delle squadre di cui si sa pochissimo? Non lo trova affascinante?

"In un certo senso direi di sì. Sembra quasi un tuffo nel passato, quando giocavo i miei primi tornei da ragazzino, senza avere intorno tutte le implicazioni degli ambienti professionistici. Li scopriremo di volta in volta sul campo, cercando di rappresentare al meglio la Juventus".

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Tudor e il rinnovo con la Juve

Tudor quando è arrivato a fine marzo ha detto che vi sareste qualificati in Champions League, e voi l’avete fatto. Che vi ha detto prima di questo torneo? Lo potete vincere?
"Ha sottolineato l’importanza di questo primo incontro con l’Al Ain per iniziare al meglio il cammino negli Usa. Non so se possiamo vincerlo, ma di certo rinuncerei a dieci giorni di vacanza per il titolo Mondiale. Per scrivere la storia del club devi vincere titoli. Punto".

Ha visto il Psg l’altra sera con l’Atletico? Si aspettava che i parigini giocassero con questa intensità dopo la sbornia del successo in Champions League?

"Assolutamente sì: ripeto, per molti di noi la stagione non è ancora finita. Non hanno avuto tempo per fermarsi, quindi sono sul pezzo"

Quanto è contento che la Juventus abbia tenuto fede alla sua promessa, confermandola al centro del progetto tecnico?

"Tantissimo: a livello umano è piacevole sentire la fiducia dei compagni, dell’ambiente, e soprattutto di una società importante come la Juventus. Ora devo solo tornare a dare il massimo, come prima".

Ha avuto paura che la società non la riscattasse?

"Non direi: ho fiducia nel mio modo di lavorare. Io provo sempre a performare il più possibile in campo. Non penso alle decisioni che non mi competono. L’importante è potersi guardare allo specchio ed essere in pace con se stessi, consci di aver dato tutto".

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Lo step con la Francia e Kolo Muani

Avete già un obiettivo per il prossimo anno?
"Sinceramente, non ci penso per ora. Dopo il Mondiale staccheremo per un po’ la spina, e poi avremo tempo per focalizzarci sul campionato e sugli obiettivi che proveremo a conseguire l’anno prossimo…".

È appena rientrato dalla Nazionale, dove ha esordito per la prima volta con Deschamps. In ritiro vi siete concessi del tempo per parlare anche un po’ di Juve?

"Sì, qualcosa ci siamo detti. Ma in quei giorni la priorità stava nel preparare al meglio le gare di Nations League. Esordire in Nazionale per me ha rappresentato uno step significativo, il massimo a cui può ambire qualsiasi giocatore del mondo. Fin da piccolo sognavo di poter difendere i colori dei miei genitori, dei miei amici, della mia gente…".

Che poi alla fine, è come sei lei la Nazionale la vivesse tutto l’anno: tra Comolli, Thuram e Kolo Muani è una Juve sempre più francese…

"E questo non mi dispiace affatto (ride ndr.). È più facile scherzare con chi parla la tua lingua…".

Che valore ha oggi per la Juventus Kolo Muani? Avete parlato in quelle settimane in cui non si sapeva se sarebbe restato o meno a Torino?

"Randal non parla molto dei suoi accordi contrattuali (ride ndr.). Ma sono felice che sia qui: è un giocatore molto importante, come il resto degli attaccanti bianconeri. Le grandi squadre hanno bisogno che ci sia un po’ di competizione tra compagni all’interno dello spogliatoio. Ti spinge oltre i tuoi limiti". 

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Il riscatto, la conferma - sulla quale non aveva dubbi - e comunque una nuova avventura dopo aver vissuto i brividi del debutto con la Francia. Quante cose ha oggi nel cuore Pierre Kalulu, pronto a tornare a guidare la difesa della Juventus dopo aver saltato il finale di stagione al cardiopalma: tutta colpa di una squalifica figlia di una reazione, una piccola cicatrice in un’annata però bella, vibrante, in grado di sorprendere gli scettici e dare manforte a chi ha sempre creduto in lui. Nel girone di questi ultimi, prima Thiago Motta e poi Igor Tudor: da “Pierino”, così com’è chiamato affettuosamente dai tifosi, è sempre partita l’azione bianconera e spesso si è chiusa quell’avversaria. Muro e risorsa, interventi e qualità. Poi il carattere: forte, fortissimo. Che ha trovato una sua chiave pure negli spogliatoi della Continassa, dove la voce del difensore è stata importante specialmente nei momenti più complicati della stagione, ancor di più quando c’era da metterci la faccia. Ora il Mondiale, e da protagonista.

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