De Ligt alla Juve: dopo i record in serie vuole il pieno di trofei

Sempre con i più grandi, a 15 anni battere gli allievi bianconeri

TORINO - Le pagine più belle deve ancora scriverle, ma Matthijs De Ligt è già una sorta di Guinnes dei primati vivente, capace di tener fede a tempo di record a quell’aura da predestinato che lo circonda da anni e che ha invece frenato l’ascesa di tanti talenti precoci. Sembrava potesse succedere anche al prossimo difensore juventino, quando il 25 marzo del 2017, non ancora diciottenne, diventò il più giovane titolare della Nazionale olandese dal 1931, ma non festeggiò affatto l’evento: responsabile su entrambi i gol della Bulgaria, fu sostituito all’intervallo. Una prestazione che alimentò dubbi pari alle attese suscitate dalla sua convocazione da parte del ct Blind dopo una manciata di partite giocate nell’Ajax. Dubbi che De Ligt ha spazzato via in breve tempo: quei 45 minuti si sono rivelati solo un incubo, su cui la realtà ha preso ben presto il sopravvento. La realtà di un predestinato che del campione ha innanzitutto la testa: la dote più importante.

Quel primo incontro

Il futuro centrale juventino è sempre stato più maturo della sua età e questo, assieme al fisico da sempre importante (anche troppo, da bambino, quando qualche chilo di troppo ne limitava la velocità) lo ha portato sempre a giocare con ragazzi più grandi. Come se niente fosse: così nella primavera 2015, a 15 anni, viene eletto miglior giocatore della Abn Amro Future Cup, prestigioso torneo internazionale riservato agli Under 17, nonostante il suo Ajax perda la finale ai rigori con l’Anderlecht. Una finale raggiunta, tra l’altro, battendo proprio la Juventus, in una semifinale in cui De Ligt non passa inosservato agli occhi bianconeri: «In quell’Ajax c’erano diversi talenti che clpivano - ricorda l’allora tecnico della Under 17 bianconera, Felice Tufano - e lui era sicuramente uno di quelli: un anno sottoetà, ma emergeva già per personalità».

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