Ciò nonostante, la situazione ha gradualmente preso pieghe meno cristalline e nette. Nel senso che: 1) Il malcontento di una parte dei tifosi è montato; 2) I risultati della squadra - sia pure a scudetto già vinto e dunque con effetti insignificanti - hanno subito un tracollo; 3) La data del faccia a faccia, da che doveva essere di lì a pochi giorni, è slittata di quasi un mese favorendo ricostruzioni e retroscena di tutti i tipi; 4) Tra Allegri e la dirigenza, Nedved in primis, è partita una serie di simil-frecciatine che ha fomentato ulteriori dubbi. Roba tipo: «Resta Allegri? Chi vivrà vedrà».
Ecco perché, insomma, occorre andare oltre le frasi di metà aprile e approcciarsi al faccia a faccia odierno come ad un confronto verità che può aprire scenari tutt’altro che conservativi.
Allegri ha detto chiaro e tondo di avere già in mente («Da sei mesi») come dovrà essere la prossima Juve: sarà fondamentale capire se i vertici bianconeri concordino. Così come sarà fondamentale capire se collimino le analisi in merito ad un altro grande tema della stagione: gli infortuni. In società s’è riflettuto parecchio circa alcune scelte - di Allegri e del suo staff - che hanno portato la Juventus a giocarsi il ritorno dei quarti di Champions con molti infortunati e poca condizione fisica.