Basket, intervista a Luca Banchi: “Italia tra le big del Mondiale”

Da ct ha qualificato per la prima volta la Lettonia ai Mondiali. Perso Porzingis parla dei suoi ragazzi e analizza le favorite
Basket, intervista a Luca Banchi: “Italia tra le big del Mondiale”© Ciamillo

Il Mondiale alle porte si tinge di azzurro non solo per la Nazionale di Pozzecco, che piace davvero molto e convince ogni giorno di più. L’Italia è rappresentata dalla nostra scuola tecnica. Sergio Scariolo arriverà in Asia da ct campione in carica con la Spagna. E Luca Banchi condurrà per la prima volta la Lettonia tra le grandi.

Banchi, lei ha scritto la storia. La Lettonia aveva mancato due partecipazioni a Mondiali ed Europei.

«Le due eliminazioni avevano generato frustrazione e voglia di rivalsa. Dopo tre mandati a coach lettoni hanno pensato di tornare alla strada straniera. Kaspars Cipruss e Kristaps Janicenoks, presidente federale e commissioner della Lega lettone-estone, hanno pensato a me. Ero nella bolla di Orlando, assistente dei Long Island Nets di G-League. Ho accettato per le potenzialità di una Nazione piccola, con poco budget ma picchi di talento interessanti. Siamo forse gli unici al Mondiale partiti dalle pre-qualificazioni, con Romania e Bielorussia. Sfortunati nei sorteggi abbiamo poi incrociato Serbia, Belgio e Slovacchia. Vinto il girone, ci sono toccate Turchia, Grecia e Gran Bretagna. Con altre 6 vittorie ci siamo ritrovati a 15 su 16, persa soltanto la prima di un punto a Belgrado. Arriviamo al Mondiale sull’onda dell’euforia, ma purtroppo non con la squadra immaginata».

Manca Porzingis, appena passato a Boston: problemi al piede.

«Tutti parlano di Kristaps, ma abbiamo perso prima Janis Strelnieks che si è rotto il tendine all’Aek e Rihards Lomazs, cui è saltato il crociato a Oldenburg. Erano due guardie e punti di riferimento. Poi sono arrivati in cattive condizioni Davis Bertans che ha giocato i suoi primi 10’ mercoledì con la Finlandia e Janis Timma che deve ancora fare il primo allenamento di squadra. Resta Dairis Bertans alla fase conclusiva della carriera e tanti giovani del 2000 e 2001, una batteria di giocatori agguerriti. Nel sorteggio non siamo stati aiutati dal ranking e troveremo due candidate al titolo: Francia e Canada. Complice la mano fatata di Luis Scola dopo incroceremo il girone di Spagna, Brasile, Iran e Costa d’Avorio. Questo piccolo Paese poteva giocarsela, in ballo c’è la qualificazione al Preolimpico. E uno dei primi 22 posti non è scontato».

L’obiettivo però è l’Europeo casalingo 2025.

«Al momento della mia firma non eravamo tra gli organizzatori. La Nazionale ha generato un entusiasmo incredibile, gli 11mila biglietti per l’amichevole con la FInlandia sono andati esauriti in 5 giorni, come con Georgia e Svezia. Ma ripenso a quando con Porzingis e Bertans assieme abbiamo rifilato 37 punti alla Turchia. Se in ritmo, i ragazzi possono essere indigesti, segnare dappertutto. Non stavolta però».

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Cosa ha portato alla Lettonia del suo modo di fare basket?

«Non ero mai stato in Lettonia, conoscevo poco della pallacanestro locale, non avevo allenato giocatori lettoni. Mi sono messo a lavorare, mi ha aiutato la tecnologia per analizzare i giocatori, una quarantina almeno, tutti o quasi all’estero. Ho intervistato i dieci allenatori principali. Mi ha aiutato molto creare un bel rapporto con Dairis Bertans che ho nominato capitano perché si avvicina alle mie esperienze cestistiche. Avevo bisogno di persone che lavorassero con metodo e capissero la mia idea di sviluppare giocatori secondo i miei criteri e non il sentore comune o i consigli esterni, di agenti. Nelle prequalificazioni si è creato uno stile di gioco e un metodo che la federazione vuole mantenere in futuro. Così è arrivato il rinnovo fino al 2025. E hanno fatto cadere ogni vincolo per me, perché in questi due anni sono stato costretto a fare scelte un po’ penalizzanti, non volendo né potendo sacrificare la Nazionale».

È il motivo dei suoi tanti no?

«In certe occasioni sì, quando mi ha contattato Reggio Emilia che aveva urgenza di cambiamento e ha scelto giustamente Caja. Poi per l’estensione a Pesaro. E a Strasburgo in febbraio ho rifiutato un biennale. Io non sono un allenatore che appena finita la stagione riesce a mettere subito un’altra maglia. Ho bisogno di coinvolgimento emotivo, professionale, di rispettare il mio corpo e il mio lavoro. Devo avere garanzie su struttura e staff, che mi permetta di lavorare da remoto in Naizonale. Alberani a Strasburgo aveva bisogno di coinvolgermi nella costruzione di squadra. Io ho investito molto sulla Lettonia. E ho fatto rinunce, l’ultima molto dolorosa».

Il Baskonia?

«Sì, la possibilità di tornare in Eurolega a 58 anni, una situazione ideale per concludere la carriera. Ero inorgoglito. A Vitoria s’è trovata senza fatica l’intesa con il patron Querejeta e con Salazar, uno dei più grandi scout. Ma mi hanno chiesto di lasciare subito la Nazionale. Vogliono di fare una grande stagione e hanno deciso così. Chi andrà di Vitoria in Asia? Ritengono che i Mondiali assorbano energie, espongano i giocatori a infortuni. Volevano un allenatore subito presente per tracciare la linea. Querejeta dice che l’Eurolega è spietata, non c’è spazio né tempo per correggere e il Baskonia non ha il budget delle big. Ma io sentivo l’impegno morale verso la Lettonia. Lasciare non sarebbe stato coerente e affine al mio stile. Può diventare un rimpianto. Però andiamo al Mondiale se me l’avessero detto due anni fa non avrei creduto a tutto questo».

Altri rimpianti?

«Ma certo, ogni carriera è fatta di traguardi raggiunti e mancati. Professionalmente quello che più mi ha ferito è stato non portare a termine il mio mandato a Milano, l’incarico più prestigioso che ho avuto in un momento particolare della carriera, sull’onda dei successi a Siena. Ripetendomi a Milano mi sembrava di aver dato un segno. Avevamo un forte zoccolo di giocatori italiani. Ma a 58 anni mi sento privilegiato, ho potuto allenare club importanti, fatto del basket la mia vita».

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Ha citato Francia e Canada tra le favorite. Il suo ranking?

«Sono concentrato sulle nostre avversarie perché quelle tre gare, Libano compreso, saranno il nostro Mondiale. In un contesto ambientale così particolare è difficile fare previsioni. Comunque: gli Usa hanno una squadra giovane e molto interessante. Complice qualche assenza e rinuncia, dietro la Francia tra le europee metterei proprio l’Italia. Mi sembra stia facendo bene il Brasile, mi aspettavo qualcosa in più dall’Australia. Le grandi squadre però mirano al massimo verso le ultime partite. Io mi sono sempre ispirato a Sergio Scariolo, un riferimento assoluto, il più lungimirante e illuminato. Molto raramente la Spagna parte forte, ancor più raramente manca il colpo. Non dà un’esatta visione di sé in preparazione. Dunque tra le europee punterei su Francia, Germania, che col Canada ha offerto uno spot per il basket, e ho detto, l’Italia. Non credo che la Slovenia possa ripetersi. Il ricambio a fianco di Doncic latita, e ha avuto infortuni. La Serbia ha troppi assenti. La Spagna è da seguire, ma senza Rubio e Lorenzo Brown, può pagare. Poi torneo breve, può succedere di tutto Sbagli partite a costa incrocio letale successivamente».

Perché le piace tanto l’Italia?

«Ha un gioco consolidato, una struttura, coesione, giocatori che vogliono esserci e stare assieme. Ha campioni di altissimo livello che hanno forte impatto sulle giovani generazioni. Direi iconici, come Fontecchio che può ambire al primo quintetto del torneo. Melli, Spagnolo. Qui non c’è, ma anche Mannion. Pozzecco ha il grande merito di dare linfa a questo spirito, alla voglia di giocare assieme, ha dato idee chiare. A guardare l’Europeo ho provato rimpianto per l’Italia con la Francia poi arrivata in finale. L’Italia ha raggiunto un picco di popolarità, giocare un Mondiale da protagonista darebbe la svola, dimostrerebbe che almeno con la Nazionale il basket italiano si muove nella direzione giusta». 

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Il Mondiale alle porte si tinge di azzurro non solo per la Nazionale di Pozzecco, che piace davvero molto e convince ogni giorno di più. L’Italia è rappresentata dalla nostra scuola tecnica. Sergio Scariolo arriverà in Asia da ct campione in carica con la Spagna. E Luca Banchi condurrà per la prima volta la Lettonia tra le grandi.

Banchi, lei ha scritto la storia. La Lettonia aveva mancato due partecipazioni a Mondiali ed Europei.

«Le due eliminazioni avevano generato frustrazione e voglia di rivalsa. Dopo tre mandati a coach lettoni hanno pensato di tornare alla strada straniera. Kaspars Cipruss e Kristaps Janicenoks, presidente federale e commissioner della Lega lettone-estone, hanno pensato a me. Ero nella bolla di Orlando, assistente dei Long Island Nets di G-League. Ho accettato per le potenzialità di una Nazione piccola, con poco budget ma picchi di talento interessanti. Siamo forse gli unici al Mondiale partiti dalle pre-qualificazioni, con Romania e Bielorussia. Sfortunati nei sorteggi abbiamo poi incrociato Serbia, Belgio e Slovacchia. Vinto il girone, ci sono toccate Turchia, Grecia e Gran Bretagna. Con altre 6 vittorie ci siamo ritrovati a 15 su 16, persa soltanto la prima di un punto a Belgrado. Arriviamo al Mondiale sull’onda dell’euforia, ma purtroppo non con la squadra immaginata».

Manca Porzingis, appena passato a Boston: problemi al piede.

«Tutti parlano di Kristaps, ma abbiamo perso prima Janis Strelnieks che si è rotto il tendine all’Aek e Rihards Lomazs, cui è saltato il crociato a Oldenburg. Erano due guardie e punti di riferimento. Poi sono arrivati in cattive condizioni Davis Bertans che ha giocato i suoi primi 10’ mercoledì con la Finlandia e Janis Timma che deve ancora fare il primo allenamento di squadra. Resta Dairis Bertans alla fase conclusiva della carriera e tanti giovani del 2000 e 2001, una batteria di giocatori agguerriti. Nel sorteggio non siamo stati aiutati dal ranking e troveremo due candidate al titolo: Francia e Canada. Complice la mano fatata di Luis Scola dopo incroceremo il girone di Spagna, Brasile, Iran e Costa d’Avorio. Questo piccolo Paese poteva giocarsela, in ballo c’è la qualificazione al Preolimpico. E uno dei primi 22 posti non è scontato».

L’obiettivo però è l’Europeo casalingo 2025.

«Al momento della mia firma non eravamo tra gli organizzatori. La Nazionale ha generato un entusiasmo incredibile, gli 11mila biglietti per l’amichevole con la FInlandia sono andati esauriti in 5 giorni, come con Georgia e Svezia. Ma ripenso a quando con Porzingis e Bertans assieme abbiamo rifilato 37 punti alla Turchia. Se in ritmo, i ragazzi possono essere indigesti, segnare dappertutto. Non stavolta però».

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