Datome: "Serve sicurezza, altrimenti meglio pensare alla prossima stagione"

L'italiano del Fenerbahçe vive l'emergenza a Istanbul: "Siamo un po' in ritardo, qui non ci sono restrizioni, ma io sto a casa"
Datome: "Serve sicurezza, altrimenti meglio pensare alla prossima stagione"© CIAMILLO

TORINO – Da Istanbul, dove si trova in quanto giocatore del Fenerbahçe, Gigi Datome racconta la sua convivenza con l’emergenza Coronavirus: "Penso che ci dovranno essere delle sicurezze per poter pensare solo alla pallacanestro – le parole del capitano della nazionale italiana di basket a Radio 1 Rai - se, supponiamo a luglio, saremo nelle condizioni di poter giocare, di poterci allenare e di viaggiare, se le persone potranno venire a vederci nei palazzetti, allora potremmo riprendere a giocare e lo vorremmo tutti. Se non ci saranno queste condizioni bisognerà pensare a come affrontare la prossima stagione, perché comunque la vita non sarà più la stessa e neppure lo sport". Sull'ipotesi del taglio degli stipendi ai giocatori della pallacanestro, Datome spiega: "Non ci stiamo più allenando e non stiamo più giocando, mentre i club hanno perso le entrate dai botteghini e dai diritti tv. Basta aprire gli occhi e vedere che cosa sta succedendo nel mondo per rendersi conto che lo sport non è l'unico settore che sta subendo un danno economico e quindi un taglio agli stipendi è inevitabile. In che termini ancora non so, perché prima bisognerà capire se c'è una possibilità di andare avanti e poi affrontare il discorso, come è normale che sia".

Datome: "In Turchia un po' in ritardo"

Datome poi racconta cosa sta accadendo in Turchia: “Qui, come in altri paesi, siamo un po' in ritardo, rispetto a quello che è successo in Italia - le parole del cestista sardo d'adozione - sembra un film già visto: all'inizio quelli che giravano con la mascherina venivano quasi presi in giro, sembravano esagerati. Qui non ci sono ancora restrizioni, non c'è lockdown, ma tante persone, vedendo quello che sta succedendo in tutto il mondo, hanno deciso di stare a casa, e chi può evita di andare a lavorare o lavora da casa. Personalmente la vivo stando in casa e cercando di rispettare le regole. Sono costantemente in contatto con quello che succede in Italia e spero che tutto questo finisca al più presto".

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