Pogacar, un trionfo di forza: nessuno gli resiste e vola da solo

Lo sloveno si aggiudica la Liegi-Bastogne-Liegi: a 13 giorni dal suo primo Giro d'Italia, dimostra una condizione e una forza mentale sensazionali

Neve al mattino, sulle colline fuori Liegi. Pioggia al pomeriggio, con una luce soffusa ad avvolgere il gruppo. Il sole ha scelto di tornare a splendere appieno proprio mentre Tadej Pogacar tagliava il traguardo della sua seconda Liegi-Bastogne-Liegi in un oceano di cuori e mani messi a dura prova dal freddo. La sensazione diffusa è che abbia fatto più notizia il meteo impervio che ha sferzato le Ardenne del trionfo dello sloveno, tornato a Liegi per riprendere il filo di un discorso interrotto dopo l'affermazione del 2021. Se due anni fa il capitano dell'Uae Emirates fece un passo indietro alla vigilia della Doyenne per stare accanto alla fidanzata colpita da un grave lutto familiare, nell'aprile 2023 fu una caduta a farlo uscire di scena precocemente. Nessun imprevisto stavolta, solo un piano di squadra eseguito alla perfezione e concretizzato dallo sloveno con la solita cavalcata solitaria, stavolta di 35 chilometri. A 13 giorni dal suo primo Giro d'Italia, Pogacar dimostra una condizione e una forza mentale sensazionali. «Due anni fa ho vissuto giorni difficili, che non mi hanno permesso di essere al via di questa splendida corsa. Ho corso tutto il giorno con il pensiero rivolto alla mamma di Urska (Zygart, la fidanza dello sloveno anche lei ciclista per il team Liv AlUla Jayco) e ho vinto per lei» ha spiegato sulla dedica commossa e appassionata sul traguardo, con gli indici rivolti al cielo. La sfida con Van der Poel, sebbene entrambi siano finiti sul podio, non c'è stata. Prima, per l'incidente che ha spezzato il gruppo costringendo l'olandese (e non solo) a una faticosa rincorsa per ritrovare la testa del gruppo dove lo sloveno era ben scortato dalla sua Uae Emirates. Poi, per la sparata di Pogi sulla Cote de la Redoute dove il solo Richard Carapaz ha tentato una vana resistenza alla furia del cannibale moderno.

Bardet 1° tra gli 'umani', Brown beffa Longo Borghini

Romain Bardet si è aggiudicato il posto sul podio riservato al primo degli umani, con la volata del gruppo di superstiti regolata proprio da un Van der Poel capace di portare i colori della sua Alpecin-Deceuninck sul podio di un'altra Monumento seppur in una giornata lontana dai suoi standard. Con l'olandese adesso il conto delle Monumento torna in parità: 6 a 6, ma il limite di questa sfida proprio non si riesce a vedere all'orizzonte. «Anche con le mie gambe migliori non avrei comunque potuto niente contro Pogacar - ha ammesso Van der Poel a fine gara -. Non so davvero come sono riuscito a salire sul podio. Ora ho capito perché si dice che unire le classiche sul pavè alle Ardenne è molto difficile: questi giorni mi hanno dato uno spunto di riflessione per il futuro». Tiberi, ventiduesimo, migliore degli italiani e unico azzurro nel gruppo che si è giocato il podio dietro ai primi due. Sfuma per una manciata di centimetri, invece, l'atteso trionfo di Elisa Longo Borghini nella prova femminile. La piemontese della Lidl-Trek ha rotto gli indugi nel gruppo delle favorite sulla Roche aux Faucons a 14 chilometri dal traguardo, arrivando agli ultimi mille metri con altre cinque compagne d'attacco. È sempre lei a chiudere su Niewiadoma prima della volata finale, con la rimonta dell'australiana Brown che la beffa a pochi metri dal suo primo successo a Liegi. «Forse ero la più forte, ma nel ciclismo non sempre la più forte riesce a vincere - la riflessione finale dell'azzurra -. Alla fine devo dire di essere soddisfatta, ero venuta qua per ottenere un buon risultato e non ho niente da rimproverare a me stessa o alle mie compagne». Mai sotto il quinto posto nelle gare del Trittico delle Ardenne, Longo Borghini si conferma (di gran lunga) l'atleta migliore che il ciclismo italiano ha saputo esprimere in questa primavera.

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