I problemi non sono legati al tennis

In passato Zverev ha avuto grandi ex tennisti come coach, da Ivan Lendl a Juan Carlos Ferrero. Una nuova figura di valore può essere una soluzione, ma prima bisogna risolvere il malessere interiore: "Come ho detto, è un momento diverso per me. Non riesco a parlare chiaramente adesso. Ma credo che avrò delle risposte per il torneo in Canada. Non è una sensazione legata solo al campo da tennis, è una sensazione di vita in generale. Come ho detto, non mi sono mai sentito così prima. È difficile per me trovare gioia al di fuori del campo da tennis in questo momento. Arthur meritava di vincere oggi, quindi non è una scusa. È qualcosa che sento da mesi. Mi sento davvero, davvero solo. Non so… non mi era mai successo prima. Non ho le risposte adesso".

Prima di Wimbledon Sasha sembrava fiducioso, ha sottolineato ai media che è il n.3 al mondo e sarebbe stato uno dei contendenti al titolo. Poi però l'uscita di scena immediata al primo turno, che secondo Zverev non è dovuta a motivi tennistici: "Onestamente non credo di aver giocato una partita terribile. Non l’ho mai brekkato, il che dice molto su di lui. Ieri ho giocato davvero bene. Oggi il terzo set non è stato buono, il quarto l’ho giocato bene, e nel quinto ho fatto bene a parte quel game stupido. Fa strano dirlo dopo una sconfitta al primo turno, ma non credo che il problema sia il tennis in questo momento. È qualcos’altro che devo trovare dentro di me. Ancora una volta, è difficile spiegarlo perché non ho ancora le risposte. Ho un mese prima del torneo in Canada. Vedremo cosa succede. Ma qualcosa dentro di me deve cambiare, e non si tratta di dritto o rovescio in questo momento". Il tedesco si è sentito in palla lunedì, quando la partita è stata sospesa sull'1-1 per il coprifuoco del quartiere. Ieri, alla ripresa del gioco, ha avuto più alti e bassi e non è riuscito ad avere la meglio su Rinderknech, perdendo 6-4 al quinto set.