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Sinner, dentro i fantasmi: la soluzione per superare gli stupidi 3 mesi di stop

La sconfitta di Halle è arrivata e non appare grave per uno come Jannik. Ma non è normale e va curata in fretta

Ho visto sfilare tutti e ventinove i numeri uno dell’Era Open del tennis, qualcheduno anche della precedente, e nessuno di loro mi ha mai incoraggiato a descriverlo come “fenomeno di umiltà”, e nemmeno come “fuoriclasse di normalità”, o “primatista di umanità”. Non dico che non lo siano, o che nei filamenti di acido nucleico che compongono il loro dna da campioni, si siano ormai perdute le tracce del loro essere umani, ma gli accostamenti che i grandi campioni suggeriscono, risultano sempre discosti dalla percezione che essi appartengano a una indistinta umanità che per puro caso dirotti qualcuno a fare il postino e qualcun altro a splendere tra le stelle dello sport. Tant’è che la formula della ritrovata umanità viene applicata quasi esclusivamente a spiegazione delle sconfitte più imprevedibili. Come quella di Sinner ad Halle, riscoperto umano in molti commenti e nella stragrande maggioranza dei titoli sulla debacle erbivora. Posso solo immaginare le perplessità che abbiano colto il nostro numero uno alla lettura mattutina della rassegna stampa.

Curare in fretta

Ora, la sconfitta è arrivata, e non appare grave per uno come Sinner. Ma non è normale. E va curata in fretta. Perché è figlia del dissesto causato dai cinque set della finale di Parigi, della quale ha rinnovato le angosce dei momenti più accidentati. Su tutti, quello dei tre match point falliti, che andrà spurgato il prima possibile dai pensieri di Sinner. La lezione che viene dalla prova di Bublik è che di fronte al caos organizzato provocato da uno che colpisce a tutta garra, senza pensarci e senza seguire un tracciato logico, ma insista in quel tennis spropositato e un po’ folle evitando qualsiasi strategia con una successione di colpi anomali ed esasperati, violenti quanto imprendibili, Sinner si sia fatto trovare impreparato. Al punto che raramente l’ho visto così a disagio di fronte a quell’onda letale, sin da quando si è profilata all’orizzonte nelle prime battute del secondo set, per poi peggiorare nel suo stato d’animo già scosso durante la terza frazione, fra le peggiori mai fornite dal numero uno.

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