Tutti ai piedi di Sinner e Alcaraz
Del resto, chi mai potrebbe batterli? La finale delle cinque ore e ventinove minuti li eleva due spanne sopra gli avversari. Sì, voglio dire, qualche sconfitta prenderà forma, qui e là, sarebbe disumano se non accadesse, ma nel corso di una stagione lunga e tempestosa, vi sembra davvero che qualcuno possa sostituirsi a loro, o anche soltanto a uno dei due? Sinner, più cinico di Alcaraz quando gioca con gli altri, meno quando di fronte ha lo spagnolo, ha fatto strame degli avversari più vicini. Al punto che certi risultati che hanno lasciato tutti a bocca aperta, conquistati tra Roma e Parigi, assumono oggi un valore quasi assoluto, simile a una bocciatura definitiva. Il 6-0 6-1 a Ruud, il 6-0 6-1 6-2 a Lehecka, il 6-1 6-3 6-4 a Rublev. Abbiamo applaudito Bublik per aver obbligato Jannik a un secondo set da dodici game, incastonato tra una prima frazione da 6-1 e una terza da 6-0. A Roma si dice, "ma di che stamo a parlà?"… I russi sembrano pensionati, Medvedev appare anche un po’ in stato depressivo, Zverev è in coma tennistico, la vecchia guardia da terra rossa (Ruud, De Minaur) alle prese con un invecchiamento precoce, la nuova (Mensik, Fonseca, Draper) ancora di là da completare la propria crescita. L’unica che possa contrastarli , oggi, appare Musetti… Poi c’è Djokovic, che ha l’anima del campione e vuole resistere agli anni e a qualsiasi avversario. Sa che Sinner e Alcaraz sono diventati irraggiungibili sul cemento, e Carlitos anche sull’erba. Da questo Roland Garros ha capito come stanno le cose anche sulla terra rossa. Ma lui è un caso a parte, e non è nemmeno giusto infilarlo nel mucchio selvaggio dei troppo facili da battere.