Ci sono storie che meritano di essere raccontate perché autorizzano il sogno, in ogni campo della vita. Lo sport ne ha scritte e dipinte molte ma quella di Lois Boisson, semifinalista al Roland Garros, entra di diritto tra le più belle. Nessuno, ma proprio nessuno se non i parenti stretti e il proprio staff, che ha ringraziato al termine della sfida vinta ieri contro la 17enne Mirra Andreeva, la conosceva. Il suo nome quasi stonava accanto a quelli delle blasonate interpreti del tennis mondiale e lei, piano piano, ha stupito il mondo da numero 361 della classifica WTA. Entrata in tabellone con una wild card assegnatale dalla Federazione Francese, Lois si sta prendendo molte rivincite, sulla sfortuna che l’aveva costretta lo scorso anno a un lungo stop forzato per un infortunio grave al ginocchio (rottura del legamento crociato), e anche sulle avversarie. In particolare e in modo indiretto sulla britannica Dart che aveva polemizzato con lei durante il torneo di Rouen chiedendo al giudice di sedia se potesse darle un deodorante. Episodio a cui la francese, vittoriosa al termine della partita, aveva risposto con ironia andando a taggare un noto prodotto di igiene personale con una storia sul proprio profilo Instagram, chiedendo se fossero interessati a farle da sponsor. A Parigi quest’anno di match ne ha vinti di più e molto più valenti grazie al suo tennis atipico fatto di rotazioni che mettono in crisi le rivali. Chi la conosce bene la definisce una perfezionista, tenace e resiliente (parola che ha tatuata sul braccio) e capricciosa fin dalla tenera età.
Il primo maestro e il 'fan' Noah
Il suo primo maestro ha ricordato che a otto anni “lanciava la racchetta perché non riusciva a fare un colpo. In realtà si comportava così perché non ammetteva di sbagliare”. Dopo i quarti di finale vinti contro la numero 3 del mondo Jessica Pegula, Lois aveva detto, facendo impazzire il pubblico dello Chatrier, che non intendeva fermarsi e che l’obiettivo era vincere il titolo. Tra i suoi fan c’è anche un personaggio che ha fatto la storia del tennis non solo francese e che a Parigi ha vinto, Yannick Noah. Un talento atipico come Lois che dopo l’ultimo successo contro la “iraconda” Mirra, la cui tenuta mentale è ancora da mettere a punto, si è lasciata cadere sulla terra rossa, portandosi le mani al volto e ripulendosi il viso sporco di argilla prima dell’intervista di rito al centro del campo. Il suo sogno continua e ha forti radici tanto da averla portata ad allenarsi nella fase di recupero post infortunio anche con dei visori speciali, come ha raccontato a L’Equipe il suo preparatore fisico Sebastien Durand. Proprio l’atletismo della transalpina riesce a fare la differenza, ereditato dal padre cestista. Insomma un mix di valori e voleri che ha fatto diventare da inedita a personaggio da copertina la nuova regina di Francia. La realtà è che, numeri e statistiche alla mano, da quando esiste il ranking WTA mai nessuna giocatrice con il ranking così basso era mai arrivata tanto avanti in un torneo dello Slam. Difficile spiegare razionalmente il fenomeno ma il cuore che supera l’ostacolo, contro tutto e contro tutti, rimane la chiave più semplice e altrettanto affascinante per farlo. Comunque vada siamo con Lois, ventiduenne nata a Digione, destrorsa. «È stato incredibile, è stato fantastico sentirsi supportati in questo modo. Non ho parole per descrivere quella sensazione».