L’immagine di dieci baldi giovanotti che corrono trafelati per salire su un treno che non doveva partire offre una corretta rappresentazione del tennis di queste giornate primaverili sulle Terre di Nessuno (oggi, un tempo erano di Nadal) e insieme un utile paradosso alla vigilia del quarto Masters 1000 della stagione, a Madrid, Caja Magica. A patto che si sia tutti d’accordo nel concedere a Jannik Sinner il comando della locomotiva che non conosce stazioni né fermate.
Sinner pronto a tornare
È come il Festival di Sanremo, il numero uno. Tutti ne parlano, tutti hanno qualcosa da dire, un parere da esprimere, una propria verità da inoculare nell’etere credulone allo scopo magari di rivedere e correggere la versione ufficiale. Nel rumore di sottofondo dell’orribile chiacchiericcio spuntano stelle pensionate dello sport, Serena Williams, Federica Pellegrini. «Sinner è il tennis, e sono contenta che torni a giocare, ma se fosse successo a me avrei preso 20 anni di squalifica», simula Serenona, lanciandosi in un paradigma nel quale vengono cancellate di colpo le sue mattane. Quella del 2009 agli US Open, quando minacciò la giudice di linea di farle ingoiare la palla che le sventolava sotto il naso, e quella di nove anni dopo, identica cornice, quando con il suo vocione da mercato rionale dette del ladro al giudice arbitro Ramos in diretta mondiale. Squalifiche? Nemmeno un minuto.