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La maturità di Lucia Bronzetti: "Mi sento più forte"

Getty Images
«Io, migliorata da 6 mesi, soprattutto mentalmente e i due successi in King Cup mi hanno dato energia»

Quando Viktoria Azarenka alzava il suo primo trofeo a Melbourne, nel 2012, poi anno dell’ascesa al trono mondiale, Lucia Bronzetti era una 14enne che studiava a Rimini e si dilettava con la racchetta, magari in fondo al cuore sognando un giorno di calcare i campi dello Slam. Con costanza e determnazione quella ragazza da Villa Verucchio è arrivata a giocare i Major, togliendosi anche qualche soddisfazione non da poco. Come battere per la prima volta proprio una ex n. 1 del mondo agli Australian Open, evento in cui il nome della bielorussa figura per due volte (il bis vincente nel 2013). Lucia in quel momento ha liberato un radioso sorriso, mentre in Italia cominciava ad albeggiare così da regalare emozioni forti a chi dalla Romagna la segue con trepidazione.

L'upset a Melbourne

Il primo set sulla Kia Arena (dove nell'incontro precedente Elisabetta Cocciaretto aveva ceduto con qualche rimpianto alla russa Diana Shnaider, n.13 della classifica, dopo aver mancato due set point nel primo parziale) è stato quasi un monologo azzurro: Bronzetti sul 5-0 con due break di vantaggio (con l'avversaria, n.24 del ranking e semifinalista due anni fa, incredula e quasi in lacrime), non sfrutta cinque set point al servizio sul 5-1, ma chiude 6-2 in risposta, dopo aver però chiesto l'intervento del fisioterapista per un problema nella zona dell'adduttore. Nella seconda frazione Azarenka alza il livello, ma la 26enne riminese non si scompone, soprattutto sul 4-4 quando la rivale (ha chiuso l'incontro con 37 errori gratuiti) si procura tre palle break per andare a servire per il set. E al tie-break, nonostante il gap d'esperienza su certi palcoscenici, la più lucida è la n. 76 Wta seguita da Francesco Piccari. Piazza quattro punti consecutivi per il 6 a 1 e poi chiude per 7 a 2 cogliendo uno dei successi più belli in carriera, impreziosito da 8 ace.

"Billie Jean King Cup la svolta"

«Sono felice e orgogliosa perché ho giocato molto bene e l'ho fatto contro una grande campionessa - ha ammesso Lucia - Sapevo che avrei dovuto lottare su ogni punto ed è quel che ho fatto senza lamentarmi nelle difficoltà. Sicuramente, insieme a quella con Krejcikova agli Us Open, è una delle mie partite più belle. Forse non ci credevo neanche io, speravo di agganciarmi il più possibile al suo livello. Ma sono riuscita ad andare subito sopra e sono stata brava a gestire poi i momenti più delicati nel secondo set». 
Si allunga, così, la lista di scalpi eccellenti della romagnola (Kerber, Garcia, Stephens, Paolini e Krejcikova i precedenti). «Devo dire che da metà 2024 mi sento migliorata, più forte soprattutto mentalmente. Ora so come gestire i momenti di tensione, anche contro le più forti. Ogni tanto dubbi e paure vengono, ma so gestirli meglio. L’ho dimostrato entrando in campo consapevole di dover tenere alta l'intensità e credendo di poter vincere con esuberanza». 
La consapevolezza è figlia anche delle recenti vittorie in Billie Jean King Cup: «Quelle partite mi hanno trasmesso tanta energia. Portare a casa due punti fondamentali, al mio esordio, mi ha dato fiducia. In off-season abbiamo lavorato molto bene, in particolare sui colpi di inizio gioco, sul mantenere una percentuale di prime di servizio più alta e sull’uscita dal servizio, che è ancora da migliorare. Ma contro un’avversaria che risponde in quel modo, tutto il lavoro fatto ha dato i suoi frutti » . In attesa della prova del nove, la quarta volta in carriera al secondo turno Slam, contro la rumena Jacqueline Cristian. 

 

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