Se i tornei avessero facoltà di parola, non mi stupirei di sentire il vecchio Roland Garros argomentare che è l’ora di voltare pagina, di chiudere con il passato ed entrare nel futuro. L’ha fatto l’Open d’Australia, quest’anno per la prima volta dal 2005 senza uno dei Fab Four in finale, figurarsi se il Campionato del Mondo su terra rossa non abbia voglia di allinearsi alle aspettative, ai tratti distintivi, agli stilemi del nuovo corso. Rafael Nadal? Chi era costui? Se il Mondo cambia, va da sé che anche un campionato su terra rossa voglia essere quello del Nuovo Mondo. E a dirla tutta, lo stesso Roland Garros è in attesa di novità dall’ormai lontano 2005, proprio come il parente australiano. Diciannove edizioni con 14 vittorie di Rafa (ecco chi era…), 3 di Djokovic, una di Federer e una di Wawrinka (ma contro Djokovic).
Semifinale da sogno
Anche a Parigi c’è voglia di Sinner e di Alcaraz, che dominano la seconda metà del tabellone. Entrambi reduci da infortunio, ma con discrete prospettive offerte dal sorteggio, sempre che siano in grado di sfruttarle. Se tutto andrà secondo logica se la vedranno in semifinale, per il nono confronto di una sfida che sembra avviarsi verso grandi numeri. Al momento sono 4-4. L’anno scorso Jannik prevalse 2-1, quest’anno l’unico centro è stato di Alcaraz, a Indian Wells, prima sconfitta stagionale del nostro.
Sinner ha un tabellone non facile, ma possibile. Molto dipenderà da lui, dal suo stato di forma dopo le riparazioni juventine (presso il JMedical) all’anca. La partenza è contro Eubanks, che davvero non è da terra rossa, ma serve bene e può risultare pericoloso. Coric (più che Gasquet) in secondo turno, poi Norrie con i suoi modi talvolta poco signorili (o poco inglesi), e negli ottavi Jarry, il finalista a Roma. Tre nomi per i quarti, Dimitrov, Tabilo e Hurkacz. Se avessi la certezza che Sinner è quello di sempre, direi che il tabellone lo spinge dritto in semifinale, ma dopo due tornei saltati (Madrid e Roma) questa certezza non c’è. Del resto non ne ha di più lo stesso Alcaraz, che manca dai quarti di Madrid. Prenderà l’avvio da un qualificato, poi Draper in secondo turno, Korda nel terzo e Shelton negli ottavi. Nei quarti Tsitsipas o Rublev.
Sarà anche il primo Slam di Sinner segnato dal gossip, se le rivelazioni sul filo che starebbe intrecciando con la bella Anna Kalinskaya, numero 23 del tabellone femminile, otterranno le dovute certificazioni. Se lo conosco, Sinner le ha già dato appuntamento per il dopo torneo. Ce lo vedo poco a far la parte del sospiroso romantico a operazioni in corso. Lei, Anna, darà comunque modo di farci interessare alla sua persona. È finita dalla parte di Jasmine Paolini (numero 12) in un terzo turno che promette scintille, visti i trascorsi. Jasmine ha battuto Anna nella finale di Dubai, poi a Indian Wells, ma la russa l’ha superata a Melbourne (3-1 per l’italiana, il conto finale, grazie al lontano successo di Portoroz).
Il tabellone di Djokovic
Ma dove il sorteggio dei French Open 2024 è diventato scena di caccia, è nella pretesa di relegare al ruolo di selvaggina gli antichi padroni del vapore. Ce n’è per tutti, anche per il Djoker, ma per vie dirette ci sono andati di mezzo proprio Nadal, Murray e Wawrinka, che piazzò il colpo nel 2015 sorprendendo la concorrenza a cominciare dalla mise, con gli ornamentali pantaloncini da mare a rombi rosa e grosse righe bianche, poi finiti nel Tenniseum, il museo sotterraneo creato di fianco al campo Numero uno che ora non c’è più (a ribadire che i tempi, si voglia o no, cambiano sempre).
Murray e Wawrinka l’uno contro l’altro per il ventitreesimo confronto (13-9, conduce lo scozzese), il quarto a Parigi, dove Stan è avanti 2-1. Rafa invece è finito opposto a Zverev, e sembra un match impossibile per le speranze dello spagnolo. Si sono incrociati dieci volte e il tedesco ne ha vinte tre. In uno Slam sarà il terzo confronto. Rafa vinse in cinque set agli Open d’Australia del 2017, poi a Parigi nel 2022, in semifinale, un match dai toni aspri concluso bruscamente da uno dei più brutti infortuni che si siano mai visti su un campo da tennis. Il piede destro di Zverev fu compromesso da una storta su un affrettato spostamento laterale che devastò i tendini della gamba. Si era sul 7-6 6-6 a favore di Rafa, con il tedesco che lo incalzava e sembrava poter avere la meglio. Vi furono svenimenti in tribuna, alla vista della torsione che subì il piede. Zverev finì lontano dal circuito per oltre sei mesi. Riapparve nel 2023, perdendo tutti i confronti possibili, ma via via ritrovando la forma. Al Roland Garros fu di nuovo semifinalista, battuto da Ruud. A Wimbledon fu spazzato via, letteralmente, da Berrettini (altro doloroso forfait il suo, con la promessa però di rientrare sull’erba). Poi superò Sinner agli US Open, l’ultima sconfitta di Semola prima dello scatto che l’ha portato al numero due del mondo. Lo Zverev di oggi è quello che vince a Roma e rispetta il ruolo da favorito, cosa che non gli è successa troppe volte in carriera.
Rafa invece non sa più bene chi sia, ma battere il tedesco è un’impresa che appare troppo alta. Sempre che non abbia intenzione di stupirci ancora una volta. Questa terra rossa è stata sua troppo a lungo per non pensare che farà tutto il possibile per non abbandonarla già dal primo turno.
In tutto questo Djokovic, 37 anni e 2 giorni oggi, appare accerchiato. Subito Herbert, poi Carballes Baena, quindi uno tra Monfils, Seyboth Wild e Musetti. Ottavi contro Tommy Paul, quarti con Ruud o Fritz. Ci sarà da combattere prima della semifinale contro Zverev o Medvedev.