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Quelle risposte di Nadal a Djokovic fuori e dentro il campo di Melbourne

EPA

Alla miglior risposta verbale a Djokovic seguono quelle in campo. Due segnali in pochi giorni. Tanto per avvisare i naviganti che bisogna ancora fare i conti con lui, nonostante l’età, i capelli diradati e gli acciacchi continui. E nonostante la qualità del gioco non si sia ancora vista. Rafa Nadal a 35 anni si è messo in tasca l’ennesimo record. Diciannove anni consecutivi con almeno un torneo vinto - 89 totali su 126 finali - significa issarsi laddove nessuno era arrivato.

Per dire, Agassi e Federer si sono fermati a 18 non consecutivi. Ne ha passate tante, Rafa, di recente. Cinque mesi senza giocare e il Covid contratto al rientro a Dubai. Ma ora è pronto, quasi. Ha vinto nella Rod Laver Arena dove fra sette giorni cominciano gli Australian Open. I giovani rampanti incalzano, lo dimostra pure il trionfo del Canada di Auger-Aliassime e Shapovalov nell’Atp Cup; e Medvedev è sembrato intoccabile sul cemento di Sydney. Rafa non vinceva sul cemento da Acapulco, febbraio 2020.

Però è mosso ancora dall’amore e dal rispetto per il gioco e per gli appassionati. Djokovic ha scelto una strada molto meno chiara e molto meno umile. Nadal, conscio del ruolo pubblico di un campione, ha invece parlato di un mondo che ha già sofferto troppo e della sua fiducia in chi conosce la scienza. Ha dimostrato perché nonostante oggi Novak sia il più forte, Rafa e Roger sono i più grandi. Esempi da seguire e ascoltare, per quanto inimitabili.

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