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"Una squadra", Procacci racconta i cinque Azzurri della Coppa Davis 1976

 

Da Panatta a Bertolucci, da Barazzutti a Zugarelli fino al capitano Pietrangeli: la docuserie presentata al Torino Film Festival tra aneddoti e ricordi

A distanza di 45 anni dalla vittoria della Coppa Davis in Cile nel dicembre del 1976, in una trasferta tanto trionfale quanto discussa a causa della regnante dittatura di Augusto Pinochet, i cinque azzurri protagonisti di uno dei successi più straordinari dello sport italiano hanno dato ieri vita ad una clamorosa “reunion”. Il pretesto? La proiezione al Torino Film Festival dello speciale dedicato alla docuserie “Una squadra”, esordio in regia di Domenico Procacci, che racconta proprio di quella cavalcata tra vittorie in campo e incomprensioni fuori. Tanto che la squadra era nettamente divisa in due fazioni: «Da una parte c'erano Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, dall'altra Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli: si cambiavano agli angoli opposti dello spogliatoio e facevano in modo di non incrociarsi anche entrando in campo», racconta oggi Nicola Pietrangeli, allora capitano non giocatore di quella Nazionale. Questione di stili di vita differenti, di modi diversi di stare al mondo. «Loro si sono sposati a vent'anni, che vi devo dire? Peggio per loro», ha scherzato Panatta, vero mattatore della giornata. Tra spassosi aneddoti e risate a denti stretti, pur a distanza di tanti anni. «Va a finire che ero buono solo a portare gli asciugamani e ad aprire le bottigliette d'acqua – ha sbottato Pietrangeli all'Uci Cinemas Lingotto, sul palco insieme al moderatore Neri Marcorè, in un evento organizzato con la collaborazione del Museo del Cinema di Torino –. E invece c'è un merito che nessuno potrà mai togliermi: quello di aver portato la squadra a giocare a Santiago, nonostante l'opinione pubblica contraria». E le minacce di morte subite, oltre ai pomodori alla partenza in aeroporto. «Quest'opera ci restituisce oggi quello che è sempre stato nostro, dato che allora venimmo accolti da reietti – la riflessione di Panatta –. E con tutti i fuori onda di questo docufilm se ne potrebbe fare un altro. Scherzo, eh: guai se li montate, quelli!».

Ma sono davvero tanti quelli già compresi nell'opera, ancora in via di ultimazione, su quel trionfo che l'Italia ambisce – legittimamente – a rinverdire. Dal mal di schiena di Barazzutti in occasione della finale continentale con la Gran Bretagna a Wimbledon fino al malore del dirigente Mario Belardinelli la sera prima della finale di Santiago. Saltano avanti e indietro in quegli anni e, così, raccontando anche della lite di Zugarelli con il console italiano a Barcellona in occasioni di un Italia-Spagna e, ancora, del viaggio in Concorde di Panatta e Barazzutti di rientro da un'esibizione a Mar del Plata. «Allora, di rientro dal Cile, venimmo accolti come ladri che avevano rubato le caramelle a un bambino: in questo docufilm emerge la verità, anche se qualcuno ricorda vicende inedite e qualcun altro fa finta di non ricordare proprio tutto». E le tensioni, con i cinque protagonisti insieme sul palco, sono palpabili ancora oggi. In mezzo ad una pioggia di aneddoti e di ricordi legati a una Coppa Davis che oggi, sinceramente, non esiste più.

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