TORINO - Chissà se il re e' tornato. Certo sta tornando. È nel bosco di Sherwood, qualche volta in incognito, intento a studiare la situazione per vedere come può riprendersi il trono. Roger Federer batte Andy Murray in quattro set dopo aver gettato alle ortiche la possibilità di faticare un'Ora di meno e aggiudicarsi l'incontro in tre; ma la realtà dei fatti e' che il re che potrebbe riprendersi il trono, sotto lo sguardo affettuoso di Stefan Edberg ha giocato per due ore a livello eccelso mostrando, stavolta in modo incontrovertibile, che la presenza al suo fianco di Stefanello, gli ha infuso nel cervello e nelle gambe il desiderio (a metà fra il conscio e l'inconscio), di conquistare la rete il maggior numero di volte possibile. Contro questa versione di Roger anche il miglior Murray avrebbe visto i sorci verdi; figuriamoci quello di adesso che al e' al 70 per cento della condizione. Quando Roger ha smesso di farsi comandare da tale desiderio lo scozzese e' rientrato in partita. E poi ci si è messa anche la sorte, che sul finire del terzo set gli fatto pagare carissimo uno di quei colpi che in una carriera restano: un lob tirato fuori da una palla corta morente e soprattuto eseguito quasi certamente ad un secondo rimbalzo sfuggito ai più; come la celeberrima mano di Maradona. Dopo quel colpo Roger ha commesso più errori non forzati che in tutto il resto della partita. È ora sarà Federer-Nadal, il super classico. Una partita che lo stesso Roger ha definito con il miglior aggettivo possibile: brutale. Attendiamo trepidanti considerando che questo Roger non è quello rinunciatario e forse dolorante della misera finale di Roma 2013. È il re che vorrebbe ripendersi il trono. Un trono simile a quello che Sara Errani e Roberta Vinci avranno la possibilità di confermare visto che hanno raggiunto la finale del doppio dove affronteranno Makarova e Vesnina.