Un mese fa, Ginevra Taddeucci, 26 anni, tesserata per le Fiamme Oro e il Circolo Canottieri Napoli, era fuori dai Giochi, poi, però, è riuscita a qualificarsi al Sette Colli. Adesso accarezza una medaglia di bronzo che vale oro, per il modo con il quale l'ha conquistata e per la Senna di melma nelle quali è stata costretta a nuotare, al pari delle altre atlete in lizza nella 10 km di fondo, vinta dall'olandese Sharon Van Rouwendaal che, otto anni dopo l'oro a Rio e tre anni dopo l'argento di Tokyo, ha trionfato davanti all'australiana Moesha Johnson. Meravigliosa, stoica Ginevra, protagonista di una memorabile impresa. Le sue parole dicono tutto di quanto rischiosa e massacrante sia stata: "La gara è stata durissima, un'incognita. Non sapevamo esattamente quale fosse la condizione del fiume che non abbiamo mai potuto fisicamente saggiare. Ieri avevamo inviato in avanscoperta il coordinatore tecnico Stefano Rubaudo. Ci ha detto: 'Acqua insapore, acqua inodore, state tranquilli'. Abbiamo seguito un protocollo vaccinale, prima e dopo, speriamo di non stare male. Ho letto molto bene l'andamento della competizione: cercavo sempre di stare insieme alle altre, sempre davanti, per evitare scherzi. Sapevo che il lato controcorrente era imprendibile perché se ti allargavi anche di 20 centimetri, la corrente era molto più forte. Mi chiedete se mi ritufferei nella Senna? No. Una volta mi è bastata. Una toccata e fuga può andar bene...".
La Senna e le sue insidie
Grazie a Ginevra, l'Italia del nuoto in acque libere ha conquistato la quarta medaglia olimpica della storia, dopo l'argento di Rachele Bruni a Rio nel 2016, i bronzi di Martina Grimaldi nel 2012 a Londra e di Gregorio Paltrinieri nel 2021 a Tokyo. Nel frattempo, a Macron che ha promesso di tuffarsi nella Senna "dopo gli atleti" (perché non prima?), giriamo queste dichiarazioni, rilasciate al Corriere della Sera dal prof. Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma: «Ma come è venuto in mente all’organizzazione di fare una gara di nuoto nella Senna che, come tutti i grandi fiumi, come il Tevere nella Capitale o il Lambro a Milano, è inquinatissimo? In Italia abbiamo la migliore sanità e facciamo la migliore prevenzione del mondo, non credo che ci saremmo mai assunti un simile rischio, per altro di fronte ad atleti di massimo livello. Non sono certo pochi i rischi: il più banale, se così vogliamo definirlo, è l’Escherichia coli, un batterio che si trova proprio nelle acque reflue». Le conseguenze? «Una forte gastroenterite». Quali sono i sintomi che presenta? «Diarrea, vomito, febbre alta e soprattutto forti dolori di pancia. Che per un atleta che sta disputando le Olimpiadi non è certo il massimo». Ha detto che l’Escherichia è il più banale dei rischi, cos’altro ci si può aspettare? «Per esempio ci sono anche la salmonella, la leptospirosi. Ma non sono da escludere neanche la giardia o un’ameba. E poi anche l’epatite A, malattia infettiva che si trasmette tramite circuito oro-fecale. E se nella Senna scarica qualche quartiere di Parigi in cui è presente questa malattia?». [...] Qual è la gravità di queste infezioni? «Non sono mortali, però possono essere un bel problema. E specie per un atleta non è una cosa piacevole». Capito perché Ginevra è stata fantastica?