Mancano diciannove giorni all’Esecutivo Cio che deciderà se ai Giochi di Tokyo l’Italia farà la fine della Bielorussia: niente tricolore, niente inno, niente squadre. A meno che il governo di Roma non emani il decreto legge indispensabile per recepire le istanze del Comitato Olimpico Internazionale, furioso per l’attacco all’autonomia del Coni. In un Paese normale, di fronte al rischio di una figuraccia planetaria, ci si dovrebbe aspettare un durissimo intervento del ministro dello sport in difesa dei 210 atleti già qualificati e degli altri che si qualificheranno. In un Paese normale. Per giunta, la congiuntura temporale ha voluto che l’altro ieri, 6 gennaio, la maglia azzurra abbia compiuto 110 anni. Quale occasione migliore per riaffermare l’impegno totale dell’esecutivo ad assicurare una felice spedizione olimpica in Giappone? Macché. Si legge sulla pagina Facebook del ministro: «Da quel 6 gennaio del 1911 in cui la nazionale di calcio scese in campo a Milano contro l’Ungheria, la maglia azzurra è icona del nostro pallone, in tutto il mondo i nostri giocatori sono chiamati ‘gli azzurri’. L’azzurro ci ha regalato gioie indimenticabili: le finali mondiali vinte, le strade e piazze piene d’azzurro e ditricolori al vento. Immagini che sono certo torneremo a vivere presto, insieme».

Ora, a parte il fatto che l’azzurro è il colore di tutti gli sport italiani e non soltanto dell’amatissima Nazionale di calcio, ma, una parola, dicasi una parola rassicurante sulla questione Cio-Coni-Olimpiadi no? E che dire del tweet dedicato a «Matteo Restivo, il primo sportivo italiano vaccinato, essendo laureando in Medicina e Chirurgia all’Università di Firenze... Grazie Mattia per la tua testimonianza e spero che quando sarà possibile tutti gli sportivi non esiteranno a vaccinarsi ed essere così un buon esempio da seguire». Fantastico. Restivo, splendido esempio di impegno civile e sportivo in prima linea contro il Covid, è in caccia della qualificazione a Tokyo: se la guadagnerà, in caso di stangata il Cio appiopperà anche a lui la qualifica di atleta olimpico indipendente. Ditelo, a Spadafora.