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Schwazer chiede il test del dna: «Voglio le Olimpiadi». E Donati attacca

ANSA

L'avvocato dell'altoatesino ha chiesto di eseguire gli esami sul campione di urina costato la sospensione. L'allenatore Donati: «Volontà determinata di spazzare via un atleta»

TORINO - Caso Alex Schwazer, un nuovo colpo di scena. Il legale Gerhard Brandstätter ha chiesto che sia fatto l'esame del dna sul campione di urina costato la sospensione all'atleta altoatesino. L'avvocato ha inoltre annunciato che è stato presentato un esposto in procura con l'ipotesi di frode sportiva. «Abbiamo l'assoluta certezza che Schwazer è innocente - ha detto il legale - e della cosa si stanno occupando anche i Ros». Sostanzialmente Brandstaetter ha ribadito la linea finora adottata, con l'ipotesi che vi possa essere stata una «ingerenza esterna» a determinare il risultato delle analisi. «Tutto ciò è accaduto - ha detto Brandstaetter - perché probabilmente Alex è andato contro poteri ed interessi forti». Ripercorrendo l'iter delle analisi, con la seconda prova effettuata a mesi di distanza dalla prima, Brandstaetter ha detto: «Evidentemente c'era qualcuno che sapeva cosa c'era dentro quella provetta, a meno che non avesse una sfera di cristallo»

«NON SONO DOPATO» - «Non ho bisogno di doping, ma soltanto di potermi allenare tranquillamente». Lo dice Alex Schwazer parlando con i giornalisti a Vipiteno. Alex ribadisce la sua innocenza: «Non mi sono dopato. O qualcuno mi ha dato di nascosto la sostanza, o la provetta è stata manipolata». Schwazer chiede giustizia e la chiede subito: «Se tra un anno mi danno ragione non me ne frega nulla. Voglio andare alle Olimpiadi perché sono pronto e vincerò».

DONATI VA ALL'ATTACCO - «Alex è un superasso e non c'è russo che tenga». Ha le lacrime agli occhi l'allenatore di Schwazer, Sandro Donati, mentre parla della vicenda del doping con i cronisti. «C'è addirittura chi ha detto che Alex ha il disturbo bipolare, volendo fare lo psichiatra, ma Alex è sanissimo ed è anche sano di mente». L'allenatore antidoping ha ribadito di fronte ai cronisti la sua ipotesi sulla vicenda: «È chiaro che qui siamo di fronte alla volontà determinata di spazzare via un atleta». Donati allude ad una serie di «messaggi» ricevuti e parla di una mail ricattatoria con la richiesta di 3 mila euro che «fa riferimento al doping dei russi».

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