CA lunedì 20 marzo 2017, 16:39
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Cosa significa appartenere a
qualcuno, a un Paese? Il viaggio di Hisham Matar ha questo
nucleo potente dentro. E non cerca una risposta, ma un nuovo
sguardo che non sia quello che si rivolge ossessivamente al
passato o al futuro, nel suo nuovo romanzo 'Il ritorno',
pubblicato da Einaudi nella traduzione di Anna Nadotti. E
proprio con la Nadotti e l'anglista Annalisa Oboe, lo scrittore,
dopo essere stato a 'Libri Come' a Roma, sarà protagonista il 1
aprile del Festival Incroci di Civiltà a Venezia.
Fra i migliori libri del 2016 'Il ritorno' è un memoir ma tante
altre cose insieme che riguardano i "padri, i figli e la terra
fra di loro". Nato a New York nel 1970 da genitori libici, lo
scrittore è vissuto a Tripoli e poi al Cairo prima di
trasferirsi a Londra. Il padre Jaballa era un oppositore di
Gheddafi ed è stato sequestrato al Cairo e rinchiuso nella
prigione libica di Abu Salim da dove è sparito. "La parola
ritorno è piuttosto volatile e forse non è possibile mai tornare
a nulla" afferma l'autore.
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