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George Best, il ragazzo che amava le auto veloci

Goal da cineteca, soldi, sesso e fuoriserie: dieci anni fa se ne andava George Best, la prima rockstar del calcio mondiale. 

ROMA - George Best moriva 10 anni fa consumato dall’alcol, che assieme alle donne e alle macchine veloci rappresentava l’apice della triade di passioni del fenomeno di Belfast. Best non fu solo un campione: Cruyff, umiliato dal tunnel da cineteca di Irlanda del Nord-Olanda ’76, lo è stato. Sir Bobby Charlton, suo professionale alterego nel Manchester United, lo è stato. Best è stato la prima e più grande rockstar del mondo pallonaro. Ben prima delle guasconate di Balotelli, delle mutande di Beckham e dei selfie patinati di CR7. Al massimo Eric Cantona può avvicinarsi alla grandezza luciferina del “quinto Beatle” capace di vincere Coppa dei Campioni e Pallone d’Oro nel ’68 per poi buttare tutto in fondo a un bicchiere nel volgere di pochi anni. 

Da vera rockstar maledetta, Keith Richards del pallone, Best amava le auto e il suo più famoso aforisma, poi divenuto epitaffio, ce lo ricorda continuamente: “Ho speso un sacco di soldi in alcol, donne e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato”. C’era la stratosferica Lotus Europa, la modaiola Mini, l’immortale Jaguar E-Type dodici cilindri, da poco finita all’asta per beneficenza (vedi video). C’era la modesta Austin degli inizi e la sontuosa Mercedes W112 di fine carriera. C’era, ovviamente, anche la Regina, la Rolls-Royce Silver Ghost degli anni d’oro. Quando gli altri calciatori dello United sognavano una Ford Capri, l’orgoglio dell’Irlanda protestante si faceva scarrozzare da uno chauffeur come un sovrano. Perché le auto sono state, al pari delle donne, metafora di gloria e premio tangibile di successo, ma ancor più sono state il simbolo di una velocità incontenibile e sfrenata che nemmeno il whisky riuscì ad affogare.

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