Parlando del periodo in cui si è occupato della Ducati, c'è stato qualche progetto che ha trovato particolarmente interessante?
“Sicuramente. Intanto quando arrivai in Ducati, l'apporto che diedi fu soprattutto di incrementare la ricerca nel design e nello stile, che era abbastanza contenuta. Attraverso il Gruppo VW, abbiamo portato delle possibilità enormi, tanto è vero che abbiamo studiato proposte di design nei centri di Postdam, di Monaco, in California. Un potenziale che prima non avevano.
Su questo potenziale, io mi sono inserito mentre si sviluppava la nuova Diavel e soprattutto la Scrambler, che mi toccava il cuore perché era la moto dei miei tempi. Il Corsarino, il Corsaro, erano le moto che noi giovani amavamo a 18 anni”.