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24 Ore Le Mans 2015, il nostro diario

Abbiamo seguito l'83esima edizione della gara di endurance più famosa del mondo, tra motori, campioni, incendi, birra e champagne.

LE MANS - Tutto in un giorno. Tutto per quelle 24 ore da leggenda che hanno contribuito a creare il culto della dea Velocità. Verrebbe voglia di baciarlo, quell'asfalto benedetto da tanta gloria e macchiato da troppo sangue, sentendo l'urlo di duecentomila gole mentre cammini in pit-lane. Un colpo d'occhio da togliere il fiato. Tutto cambia affinché tutto rimanga uguale, parafrasando il Gattopardo. Così è per la 24 Ore di Le Mans: tecnologia spinta al massimo e tradizioni quasi centenarie fuse in un connubio senza tempo. Ci sono i prototipi, delicati e sempre più complessi capolavori di ingegneria e c'è l'immutabile entusiasmo del pubblico oceanico e carnascialesco. Orge di birra, costumi carnevaleschi, Ferrari e Jaguar buttate in mezzo metro di fango, l'imperioso aroma delle grigliate. A girare per i campeggi ci si perde in un'umanità variopinta e accogliente. La liturgia del motorsport con tanto di comunione a base di birra e salsicce. Se la notte del sabato, quella della gara, sembra non finire mai, anche la precedente, quella della vigilia è qualcosa di speciale e vista da lontano, un sabba di fuochi, tamburi e motori. Preceduta dall'immancabile parata tra le vie della cittadina francese. Sembra la sfilata del 4 luglio, con le majorette, le bande e i piloti a lanciare sorrisi da macchine d'epoca scoperte.

CAMPIONI - Sabato mattina, la tensione sale, così come l'entusiasmo del pubblico reduce dalla nottata ma non ancora sfiancato. L'edizione 2015, l'ottantatresima della storia della gara, offre grandi (e poi ripagate) aspettative: Audi alla ricerca del 14° successo in sole 17 partecipazioni, Porsche desiderosa di riprendersi lo scettro di regina de la Sarthe, le incognite Nissan e Toyota. Poi Rebellion e le classi minori: le LMP2, la sfida tra le Ferrari 458 e le Aston Martin, Chevrolet e Porsche 911 nelle GTE. Senza considerare i tanti campioni e celebrità presenti, in griglia di partenza o di contorno. A partire dal recordman Tom Kristensen, 9 vittorie in carriera e ora divenuto un venerato ex, Jacky Icxks, altro monumento vivente di Le Man, l'attore pilota Patrick Dempsey sulla sua Porsche, Hulkenberg e Webber.

SALVE ILLUMINANTI - Alle 15.00 del sabato delirio di motori e si parte per il più lungo giorno, con la Porsche n. 18 in pole davanti  alle colleghe di Stoccarda, poi le tre Audi, le due Toyota, le Rebellion e via via tutto lo schieramento delle 55 vetture in gara. Di cui solo 37 avrebbero visto il traguardo: incendi, incidenti, guasti irreparabili. Succede tutto, di più e di continuo, in un susseguirsi ubriacante di bandiere gialle e safety car. Dopo sei ore ci si rende conto di essere ad appena un quarto della gara, che tutto quel che è accaduto è solo un antipasto e il bello deve ancora venire. Mentre si consuma il duello tra Porsche a Audi, con le Toyota dietro e le Nissan impegnate principalmente a portare a termine la gara (anche se nessuna ce la farà), il sole tramonta sulla Sarthe e inizia il vero spettacolo. Si va alla Forza Motorsport, chicane da pazzi dove le LMP1 sfrecciano come traccianti a oltre 300 orari prima di staccare. Salve illuminanti nella notte troppo breve: è già l'alba e in pit-lane non si sono fermati un secondo, coi meccanici a volteggiare nel balletto dei pit-stop, prima di buttarsi a rubare qualche minuto di sonno su un treno di gomme con la sigaretta ancora accesa tra le dita.

DINDO E SINISA - La gara, c'è solo la gara: gli ospiti delle case non hanno scampo e l'incubo di Orwell è realtà, con monitor troneggianti sui vespasiani, nelle numerose ospitality e negli hangar-hotel costruiti appositamente con uno sforzo e un'organizzazione da far invidia ai palazzinari di Dubai. L'Audi, ad esempio, ha costruito una città e in ogni punto del circuito una casa dei Quattro Anelli offre ai penitenti del motorsport un inimmaginabile bengodi H24 e tra un collega collassato e un fotografo svenuto trovi Domenicali, Dindo Capello e Sinisa Mihajlovich che bevono una birra come vecchi amici al bar. Anche questa è Le Mans.

SUGLI SCUDI - Ultime ore, ultime emozioni, scintille in pista: Porsche taglia il traguardo per prima con Hulkenberg sulla 919 Hybrid n.19, a precedere il collega Hartley sulla 17. Per la Casa di Stoccarda è la vittoria numero 17, record assoluto. Delusione in casa Audi, regina della gara negli ultimi anni, costretta cedere lo scettro. La più veloce delle R18 e-tron è comunque arrivata sul podio, quella di Fassler, Lotterer e Treluyer, mentre la numero 7, quella del nostro connazionale Marco Bonanomi è riuscita ad arrivare solo al settimo posto, funestata da tanti, troppi imprevisti. Ma qui nulla va mai come dovrebbe e l'inaspettato è l'unica certezza. Wolfgang Ullrich, numero 1 di Audi Sport, applaude i suoi ragazzi, suonando la carica per il prossimo anno, quando in pista (ci conferma Bonanomi) ci sarà una vettura nuova. Nel frattempo c'è sempre un mondiale da conquistare: in alto i calici e che vinca il migliore.

Francesco Colla

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