Ti amo, ma ti farò la guerra. Leale per carità, anche perché di questi tristi tempi parlare di guerra fa male solo a pensarci. Ma di fatto apre un conflitto con la Ferrari la clamorosa scelta della McLaren Group Hoildings Limited (in poche parole la società che governa la galassia papaya) di cooptare nel proprio boarding Luca Cordero di Montezemolo, l’uomo che come direttore sportivo prima (1973-1977) e soprattutto presidente poi (23 anni dal 1991 al 2014) è stato “la” Rossa. Quella più vincente: 118 GP vinti e 19 titoli mondiali, 11 consecutivi dal 1999 al 2004. L’Era Schumacher, vertice “piedone” del triangolo che vedeva Jean Todt e Ross Brawn come gli altri due vertici, quello gestionale e quello tecnico. Senza dimenticare la “matita” di Rory Byrne e le idee aerodinamiche di Nicholas Tombazis. La Ferrari che non c’è più e che molti sognavano di rivedere con un altro francese team principal (Fred Vasseur) e l’arrivo (da lui portato) di un altro colosso come Lewis Hamilton. Invece...
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Montezemolo e la quota McLaren
Ecco, da venerdì sera, quando si è venuti alla conoscenza del documento del registro delle imprese britanniche che indica il 77enne bolognese di origini cuneesi (dove è tornato a vivere, nelle colline) come direttore del consiglio di amministrazione della società di capitali di Abu Dhabi che nel suo bouquet ha una quota di McLaren Raing, a sua volta posseduta dal fondo sovrano del Bahrain. Capitali arabi, insomma, che spiegano a distanza di due mesi il ritorno nel paddock di Montezemolo proprio in Bahrain, dove si è fatto fotografare al fianco del team principal papaya Andrea Stella, ingegnere dell’era d’oro rossa, e di Lando Norris. Non certo un caso, anche se - naturale dopo il polverone alzato dalla notizia - ieri Montezemolo ha dettato all’Ansa una dichiarazione per mitigare la polemica e separare i campi.