Tra un impegno motoristico e la vita da papà, Valentino Rossi ha trovato il tempo per raccontarsi senza veli al podcast di Giacomo Poretti, il "Giacomino" del Trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Partendo dal principio rivela: "Da piccolino io per tutti ero il figlio di Graziano, un pilota e lui per giocare con me mi portava in moto. Era la cosa che ci piaceva di più fare insieme e quindi io ho sempre voluto essere un pilota di moto. Dunque mi è capitato di farmi questa domanda, ‘se mio babbo avesse fatto il calciatore o il tennista e io avessi iniziato a giocare a un anno e mezzo, sarei diventato forte anche a calcio a tennis?’. Sinceramente non so quantificare l’importanza del talento e quanto questo faccia la differenza. La cosa di cui sono certo è che per uno sportivo di livello top la vera differenza la fa la disponibilità a dare tutta la propria vita a quello sport. Iniziare a due o tre anni e dedicarti solo a quello dando tutto te stesso...".
Valentino e le gag per festeggiare le vittorie
Tante vittorie (115), altrettante, più o meno, le gag per festeggiarle: "Per me negli anni '90 già pensare di poter correre nel Motomondiale era come entrare in un cartone animato, mi sembrava qualcosa di impossibile pensa poi riuscire a vincere. - commenta -. Però mi è sempre sembrato che i piloti dopo la vittoria fossero tutti un po' scarichi, insomma il giro con la bandiera, lo champagne e lì ho pensato che sarebbe stato bello fare qualcos'altro. E visto che si vinceva spesso e volentieri le occasioni erano tante nei primi anni di carriera e il divertimento era proprio pensare a cosa invertarsi per festeggiare la vittoria successiva ed è così che sono nate tutte queste stupidaggini coi ragazzi del Fan Club... Cose da bar di Tavullia con un taglio provinciale e devo dire che è stata una figata. La mia preferita? La bambola gonfiabile forse, perché è stata una delle prime e la gente rimase proprio scioccata quando la vide".