Chi vince il Mondiale di Formula 1 ascende al vertice dello sport mondiale, e anche quest’anno Max Verstappen è, per esempio, tra i finalisti per il premio di migliore sportivo nei Laureus Awards (che saranno assegnati il 21 aprile a Madrid) sfidando Tadej Pogacar, Carlos Alcaraz, Mondo Duplantis e Leon Marchand. Se i finalisti sono selezionati dai media di tutto il Mondo, la Academy che decreterà i vincitori è composta da 69 leggende dello sport, una delle quali, Mika Hakkinen, conosce bene il valore delle imprese di Verstappen: il finlandese, 56 anni, seppe ripetersi, imponendosi nel 1998 e nel 1999, nientemeno che contro Michael Schumacher. «È un percorso notevole, quello di Max, perché unisce l’impegno dell’allenamento fisico a quello mentale, dato che gestire le pressioni e le critiche è una parte fondamentale. Io, per esempio, quasi ‘eliminavo’ dalla mia mente ciò che sapevo fare, per concentrarmi sui punti deboli. Non volevo passare le giornate allo specchio a ricordarmi quanto fossi bravo» spiega Hakkinen, 20 GP vinti in 11 stagioni. «Adoro parlare di questi aspetti, purtroppo mi mancano due cose: il tempo per farlo, anche se sono in pensione, e la capacità di prevedere chi vincerà il titolo 2025: troppo complicato!».
Lei ha battuto Schumacher: come si fa a superare un quattro volte detentore del titolo come Verstappen?
«Servono le sue stesse abilità: la forza mentale, che ti aiuta anche nella preparazione lontano dai riflettori, la capacità di lavorare nel box e con le persone al tuo fianco. E ovviamente le abilità di guida. Non mancano i piloti con questo pacchetto, anche se Max arriva da un 2024 in cui ha vinto nonostante una vettura che non si è sviluppata nel modo sperato. Lui, però, ha mantenuto lo sguardo sull’obiettivo».
Cosa porterà Lewis Hamilton alla Ferrari?
«Penso che il suo impatto sarà simile a quelli avuti in McLaren e Mercedes, qui c’è una fan base ancora più estesa, e non sarà altro che una motivazione per lui. Lewis si è saputo evolvere, ha acquisito grande conoscenza anche delle vetture che guida, è esperto: 40 anni forse erano troppi ai miei tempi, non oggi, con i passi avanti della scienza anche in termini di preparazione. Le carriere si sono allungate, guardate anche Alonso».
Quali piloti vede in lizza per il titolo?
«Serve la palla di cristallo: il pronostico non è mai stato tanto impossibile. Ci sono quattro scuderie al top, mi impressiona l’ascesa della McLaren, perché ricorda quella dei miei tempi. Zak Brown e Andrea Stella hanno un segreto: hanno saputo creare entusiasmo in ogni figura a ogni livello, è un vantaggio che si riverbera anche sui risultati in pista».
Lando Norris, però, è uscito male dal primo duello con Verstappen.
«Appunto, il primo. Deve metabolizzare quanto ha vissuto nel 2024 e farne tesoro. È incappato in situazioni ed errori che ogni pilota che ha vinto il titolo ha vissuto. La velocità da sola non basta, serve anche l’esperienza. Ora che ha fatto esperienza, a Lando consiglio di tenere giù il piede: non è scontato in certi duelli...».
Prima di sfidare Schumacher, era stato compagno di squadra di Ayrton Senna: cosa separa i grandi piloti dalle leggende?
«La curiosità, la voglia di migliorare, l’incapacità di fermarsi. A questi livelli vince chi ha più voglia, più fame e sa lavorare meglio con il team, è quasi un sesto senso. Io ricordo che quando debuttai con la Lotus, nel 1991, ero sempre in fabbrica, a parlare con tecnici e ingegneri, a un certo punto non ne potevano più di vedermi. Ma volevo conoscere tutto ciò che mi circondava».
Cosa si aspetta da Andrea Kimi Antonelli in un top team come la Mercedes?
«Qualcuno lo considera troppo giovane, con i suoi 18 anni, in realtà 18 è soltanto un numero. Dipende da quanto sei maturo, indipendente, da come scegli le persone che ti circondano: è ciò che farà la differenza, perché il talento è evidente, altrimenti non sarebbe già in F1. Non conosco Antonelli così bene, ma ho soltanto referenze positive. La differenza la faranno le esperienze: non tanto in pista, perché corre da quando ha sei anni e quindi non è un novellino anche se guida una vettura 1000 volte più complicata di quelle dei miei tempi, ma in tutto ciò che ruota attorno. Inizia una nuova vita: e sono contento per lui, perché comincia in una F1 in grande salute».