Quel numero presente su tutto ciò che lo ricorda e persino sul cartello del limite di velocità nella sua Tavullia, da oggi compare anche sulla carta d’identità: il 46 infatti fa… 46. Valentino Rossi taglia il fatidico traguardo, con il 46° compleanno che rappresenta lo zenit del numero che ha accompagnato la leggenda di uno dei più grandi campioni nella storia dello sport. "Francesco Totti dice che non può permettersi una passeggiata in Piazza di Spagna? Per Valentino è così in Italia ma anche dall’altra parte del Mondo, che sia Argentina o Australia" è stata l’efficace sintesi di Luca Marini per descrivere il fratello maggiore. Quello che Brad Pitt, nei giorni più fulgidi, definiva come "l’uomo che vorrei essere". L’eroe nello sport degli eroi.
Valentino Rossi e la scelta del numero 46
Quel numero 46 dovuto a "una wild card giapponese che andava fortissimo e che mi impressionò da adolescente" - ma che non era l’idolo Norifumi Abe, che stupì il Mondo e un Rossi 15enne con il numero 56 - rappresenta un segno del destino. Quel numero infatti fu anche tra quelli utilizzati da papà Graziano, che proprio nel 1979 in cui nacque Valentino visse la migliore stagione della carriera sulla Morbidelli 250, vincendo tre GP. La velocità che Madre Natura aveva donato al pargolo si era riflessa anche nel papà, mai più così rapido in pista. Quel numero apparentemente anonimo, che agli italiani ricordava soprattutto l’anno del referendum per determinare la forma di Governo, è diventato un’icona dello sport, paragonabile al 23 di Michael Jordan oppure al 10 sulle spalle dei grandi fantasisti del calcio. E del resto Valentino – sempre fedele al 46 poi ritirato dalla MotoGP, rinunciando all’1 del campione del Mondo - ha avuto qualcosa di Pelè, del Maradona che ospitò ai box in un GP vinto a Misano, di Roberto Baggio. E di Ronaldo il Fenomeno, che debuttò in Italia con il 10, spingendo lo stesso Rossi a cambiare sponda calcistica, dal blucerchiato della Sampdoria al nerazzurro interista.
Le celebri esultanze di Valentino Rossi
Un artista, nelle manovre in pista e nelle esultanze, a cominciare dalla celebre bambola gonfiabile del Mugello per canzonare Max Biaggi: era da poco diventato maggiorenne e si avviava verso il primo Mondiale (in 125) e la prima rivalità di una carriera ricca di successi e di duelli spalla a spalla con numerosi fenomeni, poiché dopo il romano sarebbero arrivati Casey Stoner, Jorge Lorenzo e quel Marc Marquez che ha contribuito a togliergli il decimo Mondiale. Valentino è stato un fantasista anche nella precedente occasione in cui si è imbattuto nel suo 46: Donington 2002, quando nel giorno del 100° GP conquistò il quarantaseiesimo successo, tagliando il traguardo come nessuno aveva mai fatto, seduto di lato sul serbatoio, bene in vista per il rivale Biaggi che lo inseguiva. E che reagì sfiorandolo ad alta velocità: "Biaggi è arrivato sparatissimo passandomi molto vicino. Evidentemente gli tira il c… arrivare dietro ogni domenica".
La nuova vita di Valentino Rossi
Chissà se allora, 23enne irriverente, Rossi si sarebbe immaginato un 46° compleanno come quello odierno, da motociclista in pensione dopo nove titoli e 115 successi, ma da pilota ancora attivo tra le auto Endurance (reduce dal podio a Bathurst), e con due bambine che lo costringono a orari mattutini un tempo impensabili. Giulietta, tre anni fra pochi giorni, e Gabriella, due mesi, sono il centro del Mondo di colui che il Mondo l’ha ammaliato e conquistato, anche se non tutti i giorni sono stati splendidi. La tragica fatalità di Sepang 2011 che si è portata via l’amico Marco Simoncelli, la difficile parentesi ducatista, la vicenda con il fisco italiano hanno però contribuito all’evoluzione di Rossi, intelligente quanto veloce, e capace di trasformarsi in imprenditore di successo con la sua VR46. Un po’ azienda, con il merchandising giallo fl uo che non smettere di essere di moda, e un po’ una scuola nata in onore del SIC che – sull’asfalto ma anche sullo sterrato del Ranch poco fuori Tavullia - ha restituito al motociclismo italiano un vivaio, promuovendo la crescita tra gli altri di Marini, Franco Morbidelli, Marco Bezzecchi e quel Pecco Bagnaia che ha raccolto la sua eredità. E allora Buon Compleanno Dottore, con quel numero che hai reso Leggenda.