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Tardozzi: "Bagnaia fuori dagli schemi. Vincerà ancora"

Il team manager Ducati racconta la stagione del Mondiale bis che verrà festeggiato venerdì 15 dicembre a Bologna col popolo rosso

Festa, totale. Domenica imparruccati di rosso e matidi di Prosecco nella notte valenciana, pronti a ripetersi fra tre venerdì (il15) sul palco di Piazza Maggiore a Bologna con i campioni della Ducati. Pecco Bagnaia e Alvaro Bautista, i numeri 1 confermati di MotoGP e Superbike, ma anche Jorge Martín e Marco Bezzecchi, il podio mondiale tutto rosso con i ragazzi terribili di Pramac e VR46. Perché lo storico 2022 è diventato un 2023 record, quasi totale. E affinché non diventi come quello della Red Bull in Formula 1, l’obiettivo dichiarato di Gigi Dall’Igna, la Dorna ha imposto le concessioni per favorire Honda e Yamaha, ma in realtà frenare il dominio Ducati. Frutto di una filosofia feroce, come quella di mettere tutti i propri piloti alla pari e sotto pressione. Non condivisibile ma che sta dando risultati straordinari. Senza mai guardarsi indietro, solo avanti. Fin da oggi, quando in pista a Valencia ci sarà il primo test 2024. Bagnaia proverà le nuove trovate di Borgo Panigale e Marc Marquez la GP23 con la quale Pecco ha conquistato il secondo titolo consecutivo battendo Martin e la Banda Pramac che ha cercato di rivoluzionare la storia da squadra privata. Quello che Davide Tardozzi, da team manager di Bagnaia e Bastianini, ha contribuito a impedire, ma che nel 1996 e 1998 (dopo essersi ritirato per un grave incidente al Mugello) è riuscito a fare gestendo Troy Corser e Carl Fogarty in Superbike. E costringendo la Ducati a fare una solo squadra, ufficiale. Quello che non avverà in MotoGP. «Ho vissuto tutto a parti invertite - sorride romagnolo, 64 anni anagrafici, 24 di spirito -. Capisco quello che ha provato Gino Borsoi e devo fargli i complimenti, perché sono andati davvero vicini a vincere il Mondiale. Per loro era un sogno, per noi un obbligo».

Avete avuto paura?
«Diciamo che se non ci fossimo riusciti avremmo dovuto farci delle domande. Con questo condivido il pensiero di Claudio Domenicali: un ex aequo tra Pecco e Jorge sarebbe stato un risultato accettabile».
Quindi la Ducati non farà più come a fine dello scorso millennio in Superbike?
«Assolutamente no. Avere più team satellite e piloti molto forti è uno stimolo e ci aiuta a crescere. Lo dicono i risultati».

Ma aumenta anche a livello esponenziale la pressione...
«Assolutamente sì, ma questa è la nostra filosofia sportiva. Può non piacere, ma se vieni in Ducati sai che è così. Fa parte di una strategia e siamo convinti che si possa gestire nel modo migliore. Chiaro, rende tutto più difficile, ma ci ha portato a fare primo, secondo e terzo come Casa nella classifica mondiale».

Tardozzi per il pubblico è l’uomo delle pulsazioni alle stelle e delle esplosioni emotive nel box...
(sorride) «Fa parte del pacchetto...».

In realtà c’è molto di suo nei trionfi rossi: può dirci qual è il Metodo Tardozzi?
«Saper cogliere l’attimo, quei momenti veramente difficili dei piloti e cercare di risolverli con le parole giuste».

Lo fa da ex pilota a pilota?
«Essere stato pilota mi permette di capire quello di cui questi ragazzi hanno bisogno, ma so cosa devi dare a loro, che detto chiaramente non è sempre quello che chiedono».

Con Pecco quanti attimi ha dovuto cogliere e ha dovuto farlio anche in modo duro?
«Una volta, ma l’anno scorso ho dovuto farlo di più e più... intensamente. La verità è che Pecco è cresciuto ed è diventato un campione ernome. Ci ho messo un po’ a capirlo. Non per il talento, ma perché è particolare, uno fuori dagli schermi del pilota classico. E ora abbiamo una relazione ottima».

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