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MotoGp, Pol Espargaro: "Non sarei qui senza Aleix, mi piaceva giocare a calcio"

Getty Images

La figura fraterna è stata fondamentale per l'attuale compagno di box di Marc Marquez

ROMA - Con il senno di poi, Pol Espargaro ringrazia il fratello Aleix per averlo avvicinato alle due ruote. A distanza di anni è stata una scelta, quella di salire su una moto, che ha fruttato ad entrambi. Tuttavia il compagno di box di Marc Marquez preferiva il pallone alle due ruote, prima di essere condizionato dall'attuale pilota dell'Aprilia: “Senza dubbio, non sarei stato un motociclista senza Aleix – dichiara Pol ai microfoni di ‘Marca’ -. Te lo posso garantire perché giocavo a calcio, facevo il portiere. E mi piaceva lo stesso o più delle motociclette. Ma mio fratello era il malato che scendeva per strada. Camminava a malapena e voleva già salire su una moto. Ce l’aveva molto di più nel sangue e anche mio padre era matto per le motociclette. Senza dubbio, mi sarei rotto meno ossa, ma se sono dove sono è perché volevo seguire la linea di mio fratello maggiore“.

Il passaggio alla Honda

Dopo la lunga esperienza in Ktm, Pol Espargaro ha realizzato il sogno di guidare una Honda in MotoGp. Avere nel box un personaggio come Marc Marquez può aiutarlo molto, ma allo stesso tempo la pressione aumenta di fronte a un pluri-campione del mondo: Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo con la Honda - continua -. Ora ho l’opportunità di guidarla e divertirmi. È evidente che le età stanno cambiando, i piloti, le squadre, le moto stanno migliorando, peggiorando e questo oscilla molto. Ma per me era l’ultimo passo da fare in MotoGP“.

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