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Insuperabili I Livello: dal fondo al trionfo scudetto. Le emozioni di Mancini, Zenga e Lalli

Insuperabili I Livello: dal fondo al trionfo scudetto. Le emozioni di Mancini, Zenga e Lalli
Lacrime, gioia e il racconto di un percorso partito dal basso, nella parole di tre coach della squadra che ha sconfitto in finale la Juventus One 2-1

Certe vittorie raccontano molto più di un trofeo alzato o di una medaglia portata sul petto. Raccontano di pazienza, di fatica, di cadute e risalite. Lo Scudetto conquistato dal I livello di Insuperabili nel campionato FIGC DCPS non è solo il sigillo su una stagione brillante, ma il coronamento di un viaggio lungo, tortuoso, a tratti doloroso, ma vissuto sempre con il cuore pieno di voglia e di futuro.

Una cavalcata iniziata anni fa, in mezzo a sconfitte pesanti e sfide interiori, che ha trovato il suo compimento a Tirrenia, dove ogni minuto giocato è stato l’espressione di un'identità finalmente matura.

Il racconto del team

“I primi anni sono stati difficili - racconta Marco Mancini, psicologo della squadra. - Le partite non ci vedevano mai protagonisti, e per i ragazzi era frustrante. Ma proprio lì abbiamo gettato le basi: abbiamo imparato ad accettare la sconfitta come passo necessario per la crescita”.

Una mentalità che ha cambiato tutto. La squadra ha iniziato a riconoscere i propri punti di forza, a consolidarsi, a crederci davvero. E la differenza si è vista.

“All’inizio era durissima - ricorda Simone Zenga, preparatore dei portieri. - Subivamo tanti gol e la fiducia era a pezzi. Ma è lì che è cominciato il cambiamento: abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione. Abbiamo lavorato in profondità, e oggi i portieri sono diventati una colonna portante, non solo in campo ma anche dentro il gruppo”.

Dentro e fuori dal campo, l’intensità è stata una costante. Ma anche l’equilibrio: tra tecnica e psicologia, tra preparazione e umanità. Un equilibrio che ha saputo toccare corde profonde, come spiega ancora Mancini:

“Il vero momento di svolta è arrivato quest’anno: partita dopo partita, la fiducia cresceva. E a Tirrenia c’era un’energia palpabile. I ragazzi erano concentrati, motivati, carichi. Lì ho capito che ce l’avremmo fatta. E la vittoria, arrivata dopo anni di lavoro, è stata semplicemente il risultato naturale di tutto questo”.

In una stagione lunga e impegnativa, dove ogni minimo dettaglio poteva fare la differenza, anche i nuovi innesti nel team hanno portato energia e solidità. Tra questi Daniele Lalli, alla sua prima esperienza con il gruppo, che ha affiancato con competenza l’Head Coach Angelo D’Ignazio e il vice Marco Brunetti, riuscendo fin da subito a integrarsi con intelligenza e naturalezza.

“Sono entrato in punta di piedi ma il gruppo mi ha accolto subito. Il mio compito era curare i dettagli, e alla fine è stato proprio un dettaglio a regalarci la qualificazione: un cartellino rosso in meno. È lì che ho iniziato a pensare che potevamo vincere lo Scudetto”.

La finale, però, ha superato ogni aspettativa. Concentrazione altissima, tensione alle stelle, ma anche una gioia incontenibile al fischio finale.

Le lacrime di Lalli

“Io sono stato il primo a piangere - confessa Lalli. - Ogni partita era tiratissima, ma quando è arrivata la vittoria è stato un mix di liberazione, emozione e orgoglio. Ho ancora la medaglia nella tasca dello zaino. Non riesco a separarmene”.

E non è l’unico. Anche Zenga ammette che la gioia ha lasciato spazio, nei giorni successivi, a una sorta di vuoto emotivo.

“Ho fatto fatica a realizzare. È stato tutto così intenso che ci ho messo giorni a riprendermi. Ma dentro di me sapevo di avere avuto ragione nel credere nei portieri, anche quando pochi lo facevano”.

La soddisfazione più grande, però, resta quella invisibile: quella della trasformazione, della crescita, dell’impegno quotidiano.

“Rivedere i ragazzi oggi - conclude Mancini - presenti, attenti, capaci di ascoltare e di mettersi in gioco, è il vero trofeo. Lo Scudetto è la medaglia, ma il cambiamento è la vittoria vera”.

Quella di Insuperabili è la storia di una squadra che ha imparato a vincere partendo dalle sconfitte, a costruire senza fretta, a resistere nei momenti bui e a brillare, finalmente, nel momento più importante.

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