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Poco motore, poca aerodinamica ma i freni sono messi alla frusta

LaPresse

A Montecarlo fondamentale la gestione dell'impianto frenante

MONTECARLO - La pista di Montecarlo non è impegnativa per i motori (la Mercedes usa lo stesso propulsore da inizio stagione, la Ferrari il secondo), né per l’aerodinamica. Ma, com’è facile immaginare, richiede un grosso sforzo all’impianto frenante. Secondo le rilevazioni della Brembo, che fornisce il materiale alla maggior parte delle squadre, questa pista è classificata come “hard”. Ovvero, molto impegnativa. Il tempo speso in frenata arriva al 26 per cento ogni giro, la decelerazione media raggiunge i 2,7 g. A forza di frenare, una volta dietro l’altra, a fine gara ogni pilota avrà impresso sul pedale del freno un carico di 83.460 kg. Non ci si pensa mai, ma è un valore pazzesco.

L’USCITA DAL TUNNEL - La frenata più dura è all’uscita del tunnel, il punto più veloce: da 293 a 69 km all’ora in 139 metri, con un tempo di frenata 1,39 secondi e un carico sul pedale di 142 chili. Altre curve dure sono la “uno” (ossia Santa Devota, prima della salita al Casino) e la “tre” (prima di scollinare davanti all’Hotel Hermitage, sulla piazza del Casino). Ma i freni, in questa Formula 1 “ibrida” servono anche a produrre energia, ovviamente. E qui le batteria in frenata si ricaricano spesso. La frenata alla variante del porto, la più dura come detto, comporta la produzione di 1810 kW.

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