«Ero già contento della prestazione che aveva fatto, ma vedere Mattia segnare la sua prima rete nei professionisti è stato speciale. Sembrava il finale di un film: ha fatto gol in pieno recupero, regalando la vittoria alla Virtus Verona e in più ero lì in tribuna a vederlo. Meglio di così non poteva andare sabato: sono fiero di lui». Sorride orgoglioso Gianluca Pagliuca nel raccontare la prima volta a segno tra i grandi di suo figlio Mattia, che da papà ha ereditato la passione per il calcio ma non il ruolo. Niente guanti e tuffi tra i pali, ai quali ha preferito la vocazione offensiva. Una mezzala d’attacco che può brillare da trequartista dietro la prima punta con licenza di inserirsi in zona-gol. Detto, fatto. Contro l’Arzignano ha indossato i panni del match-winner, siglando il 2-1 che ha permesso alla Virtus Verona di aggiudicarsi la sfida. Un acuto che Mattia ha voluto dedicare proprio a papà Gianluca: «Segnare il primo gol di fronte ai miei tifosi, ai miei amici e soprattutto a mio padre è stata una grandissima emozione. Me lo sentivo prima della gara che potesse essere la volta buona».
La carriera di Pagliuca Jr
Una soddisfazione che ripaga Pagliuca Jr delle amarezze vissute nei primi due anni di carriera dopo il brillante percorso effettuato nelle giovanili del Bologna, dove era considerato uno dei ragazzi più promettenti. Il primo anno tra i pro all’Imolese fu, però, particolarmente sfortunato con la rottura del legamento crociato. Nella scorsa stagione si è, invece, ritrovato in mezzo al caos Alessandria tra dirigenti e allenatori che cambiavano in continuazione. L’unico spiraglio di luce il finale di stagione a Brindisi, dove nelle ultime giornate era riuscito a manifestare sprazzi di classe in una squadra tuttavia destinata alla retrocessione. In estate è arrivata la chiamata della Virtus. L’ambiente giusto dove crescere e mettersi in luce come racconta papà Gianluca: «A Verona ha trovato una società-modello, seria ed organizzata. Una struttura snella formata però da gente competente. Non a caso da anni sono ormai una bella realtà della categoria. Gigi Fresco è uno spettacolo. Sono rimasto poi colpito dalla grande umanità che si respira. Mi ricorda quella che c’era negli anni Ottanta-Novanta nel calcio e che ormai purtroppo si è un po’ persa. Un esempio? Mi ha raccontato mio figlio che ogni settimana escono tutti insieme a cena. Queste cose aiutano a fare gruppo, anche noi alla Samp lo facevamo sempre…».
Chiamatela dinastia Pagliuca
Mattia a differenza dell’illustre genitore non ha mai avuto la vocazione per la porta: «Da bambino giocava a pallacanestro. Come me va pazzo per la Virtus Bologna, però verso i 7-8 anni si è avvicinato al calcio grazie ai suoi compagni di scuola. È partito dal Monte San Pietro per poi poi entrare nel Bologna, dove ha fatto tutta la trafila dai Primi Calci alla Primavera. Io l’ho sempre seguito con affetto, senza però mai spingerlo e indirizzarlo verso il calcio. Mattia doveva solo fare sport e divertirsi». L’etichetta di figlio d’arte a volte diventa ingombrante: «Per fortuna - racconta papà Gianluca - non fa il mio stesso ruolo, spero possa fare come Daniel Maldini». Pagliuca Jr ha tecnica e mezzi atletici per poter ambire pure a palcoscenici più importanti. Ne è convinto anche Vincenzo Rispoli, uno zio più che un agente per Mattia che a Verona può finalmente esplodere. Sognando in futuro di arrivare in Serie A come papà. Chiamatela pure dinastia Pagliuca.